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Cronaca Cesa

6 ARRESTI La rabbia del boss per le estorsioni: “Deve fare una mazziata a tutti e due”

La reazione del capo clan al pizzo gestito da Scarano raccontata in una intercettazione dalla compagna

Un clima di paura. Era quello che era riuscito ad imporre tra i commercianti di Cesa Tammaro Scarano, il leader (ora collaboratore di giustizia) della banda di sei estorsori finiti in manette nella giornata di ieri dopo una inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia. La gang, di cui faceva parte anche il fratello minore di Scarano, Luca, si è resa responsabile di numerosi episodi di estorsione ai danni di commercianti che, come rivelano i magistrati, “erano ben consapevoli della matrice camorristica delle richieste”.

L’estorsione al ‘panettiere’

È il caso di L.D.D., proprietario di un minimarket e di una panetteria a Cesa, costretto a versare 800 euro alla banda. Nel racconto ai magistrati Scarano spiega che Marino, Pecovella e il fratello Luca avevano condotto la vittima presso un barbiere di Cesa, suo cugino, dove Tammaro li attendeva per la richiesta estorsiva.

La rabbia del capoclan

Il racconto di Tammaro Scarano viene confermato dall’intercettazione alla quale è sottoposta R.R., frequentatrice di Amedeo Mazzara, capo dell’omonimo clan Mazzara. Parlando con una amica al telefono, la donna riferendosi al compagno spiega che “quello sta arrabbiato malamente.. ha detto ci deve fare una mazziata a tutti e due.. Anna, stanno andando intorno intorno, chi cinquecento, chi settecento, chi ottocento. Luigi del pane ottocento…”. Secondo il gip, la conversazione intercetta evidenzia “il contesto camorristico delle estorsioni di massa che affliggono un intero territorio controllato o influenzato da un'associazione di tipo mafioso”.

La vittima non collabora

Ascoltato dai carabinieri, la vittima conferma di aver consegnato 800 euro a Scarano ma nega ogni forma estorsiva. “Tammaro – è il racconto del ‘panettiere’ - mi chiese in prestito la somma contante di 800 euro poiché a suo dire aveva necessità di coprire un assegno che di lì a poco sarebbe scaduto. In considerazione del rapporto di conoscenza che c'è sia con lui che con la famiglia, andai a casa, presi il denaro che mi aveva chiesto e nuovamente mi recai dal barbiere dove c'eravamo già incontrati e gli consegnai la somma”. La vittima, pur essendo a conoscenza che Scarano “è da poco uscito di galera per reati di criminalità organizzata”, come racconta egli stesso agli inquirenti, nega però che si sia trattato di estorsione, ma di un semplice prestito mai restituito.

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