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Cronaca Marcianise

Sfiorata la rissa tra 2 boss in carcere

L’episodio svelato da un pentito alla Dda

Una rissa sfiorata tra due boss di primo piano della camorra casertana, in seguito ad un tentativo di “inquinare una indagine” screditando un altro collaboratore di giustizia. La vicenda vede protagonisti il capo clan Salvatore Belforte di Marcianise ed Antonio Bifone di Portico di Caserta ed è stata svelata ai magistrati della Dda da un altro collaboratore di giustizia, Donato Pagliuca di Mondragone.

Il “punto debole” di Belforte

Quest’ultimo è stato ascoltato relativamente alla posizione di Salvatore Belforte, che da alcuni mesi ha perso lo status di collaboratore di giustizia per le “incongruenze” del suo narrato relativamente alla vicenda della scomparsa di Angela Gentile, l’amante del fratello Domenico svanita nel nulla, dalla quale è nata anche una figlia. Donato Pagliuca ha raccontato ai magistrati che nel carcere di Monza, nel giugno 2017, Salvatore Belforte ha provato a convincerlo a mentire per lui. “Salvatore Belforte mi ha chiesto di scrivere una lettera al dottore Landolfi (della Dda, nuda) con la quale dovevo screditare Salvatore Caterino, raccontando falsamente di essere stato presente ad un colloquio tra lui e Salvatore Belforte avvenuto durante il passeggio nel carcere di Torino. Avrei dovuto dichiarare di aver ascoltato Caterino affermare di aver reso dichiarazioni false al dott. Conzo sul conto di Nicola Cosentino, come contropartita alla sua scarcerazione agli arresti domiciliari”. Non un pentito qualsiasi, visto che Caterino è colui che ha raccontato per primo “l’ambiguità” di Salvatore Belforte relativamente alla vicenda della scomparsa di Angela Gentile. Una indagine, quest’ultima, che sembra essere davvero un “punto debole” per la famiglia Belforte.

La lite e la rissa sfiorata

E dopo 2-3 giorni la situazione si ripete. “Io e Antonio Bifone - racconta ancora Pagliuca - siamo andati nuovamente fuori alla cella dell’isolamento per parlare con Salvatore Belforte e lui in quella occasione ha cercato di farmi fare un’altra falsa dichiarazione, sempre per screditare Salvatore Caterino. Belforte mi disse, facendomi capire che avrei dovuto raccontare a lei (Landolfi, nda) questa circostanza, “ti ricordi quando Caterino ci raccontò sia a me che a te che aveva fatto l’estorsione al prete di mille euro per far venire la famiglia al colloquio”. A questo punto intervenne Bifone che voleva proteggermi. Belforte risponde in malo modo a Bifone ed i due stavano per venire alle mani se non fossi intervenuto io a dividerli”.

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