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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Traffico di 600 tonnellate di rifiuti: 44 a rischio processo

La Procura antimafia di Lecce chiude le indagini e si prepara ad invocare il giudizio

Seicento tonnellate di rifiuti dalla "Terra dei Fuochi" venivano stoccate in Puglia - tra Lecce, Surbo e nel tarantino - per essere poi interrate o bruciate. La Procura antimafia salentina ha chiuso le indagini e si prepara ad invocare il processo per 44 indagati oltre che per la Ecorecuperi srl, produttrice dei rifiuti che dalla pratica dello smaltimento illecito avrebbe risparmiato circa 100mila euro. 

Tra coloro che rischiano il rinvio a giudizio ci sono Alfredo Messore, 61 anni di Caserta, ed Angelo Di Chello, 53enne di Gioia Sannitica. Avvisi di conclusione delle indagini anche per Dario Anatrella, 52 anni, di Napoli; Abramo Argese, 56, di Palagianello (Taranto); Sergio Boi, 59, di Roma; Biagio Campiglia, 42, di San Pietro Al Tanagro (Salerno); Mauro Castellano, 49, di Taranto; Pasquale Coletta, 67, di Mottola (Taranto); Salvatore Coscarella, 76, di Cosenza; Nestore Coseglia, 55, residente a Marano di Napoli; Davide D’Andria, 50, di Taranto; Vincenzo De Pace, 58, di Taranto; Francesco Diana, 33, di Saracena (Cosenza); Luca Di Corrado, 42, di Taranto; Giovanni Di Dio, 40, di San Vito dei Normanni; Annunziata Di Napoli, 57 anni, di Giuliano in Campania (Napoli); Massimiliano Ercole, 48, di Cosenza; Michele Falaschi, 52, di Valentano (Viterbo); Carmine Frascella, 40, di Taranto; Domenico Fusco, 58, di Caivano (Napoli); Gianandrea Gagliolo, 60, di Milano; Franco Giovinazzo, 51, di Siderno (Reggio Calabria); Luca Grassi, 48 anni, di Lecce; Vincenzo Iosca, 60, di Modugno (Bari); Giuseppe Lacriola, 41, di Molfetta (Bari); Antonio Li Muli, 51, di Palermo; Claudio Lo Deserto, 66, di Lecce; Salvatore Marotta, 43, di Taranto; Massimo Marra, 39, di Capurso (Bari); Valerio Marra, 58, di Alessano; Oronzo Marseglia, 57, di San Vito dei Normanni; Palmiro Mazzotta, 74 anni, residente a Surbo; Carmine Migliore, 43, di Nola (Napoli); Francesco Pizzolla, 45, di Statte (Taranto); Giuseppe Ratto, 60, residente a Ortisei (Bolzano); Leonardo Santeramo; 37, di Castellana Grotte (Bari); Matteo Scarcia, 35, di Taranto; Roberto Scarcia, 66, di Taranto; Demis Schiavone, 42, di Montemanaro (Avellino); Giovanni Spagnoletti, 44, di Bisceglie (Bari); Francesco Sperti, 57, di Manduria (Taranto); Giovanni Tagliente, 38, di Taranto; Giuseppe Trinchillo, 34, di Acerra (Napoli); Raffaele Venezia, 53, di Avellino. L'udienza preliminare è stata fissata per la metà di giugno. 

L'inchiesta del Noe è partita nel maggio del 2018. Secondo quanto riferisce LeccePrima, a dare l’input investigativo fu il sequestro di un tir nelle campagne del Torinese: il conducente aveva scaricato illegalmente dei rifiuti su un terreno. Gli esiti degli accertamenti finiti nella mani dell'Arma del capoluogo piemontese hanno fatto sì che si risalisse a un gruppo di persone, tra Taranto e il Salento: queste avrebbero creato ad hoc delle società fittizie così come fittizie erano le autorizzazioni in loro possesso. Le ditte, dotate di portali online, offrivano servizi di smaltimento di rifiuti tramite un’altra società piemontese che avrebbe funto da “intermediatrice”.

Sono 28 i conferimenti illeciti accertati da Noe e dalle fiamme gialle nel Salento: si tratta di 600 tonnellate, di cui 142 di rifiuti pericolosi, tra fanghi, plastiche, gomme, resti di guaine in catrame e ingombranti. Scarti che, una volta giunti nel Tacco, venivano poi stoccati in capannone e dati alle fiamme. In altri casi, invece, sotterrati tra terreni e cave del territorio. Uno degli indagati salentini avrebbe creato una fitta rete di contatti con aziende produttrici di rifiuti, anche nocivi. In un contesto storico in cui queste ditte avrebbero trovato non poche difficoltà di accesso al mercato cinese, si sarebbero dunque rivolte alla ditta fittizia salentina per poter individuare altri siti di stoccaggio e smaltimento sul territorio italiano. La vicinanza fra le regioni, quella di partenza e quella di destinazione, avrebbe inoltre favorito una più semplice gestione del traffico, riducendo dunque le possibilità di controlli da parte delle forze dell’ordine.

Sono così emersi almeno due trasporti di rifiuti partiti da Torino e dal bresciano e diretti alle campagne salentine, nelle province di Lecce e Taranto, con la complicità dei proprietari di terreni e cave che hanno prestato il fianco all’attività criminosa. Un episodio risalirebbe al dicembre del 2012, l’altro al marzo di quest’anno. Davanti alle complicazioni organizzative nei trasporti, anche dettate dalla pandemia, sarebbero nati alcuni contrasti fra i responsabili dell’organizzazione illegale. Attriti che hanno provocato la rottura dei rapporti tra i piemontesi e i salentini. Questi ultimi si sono pertanto riorganizzati, guardando al casertano e al Reggino per nuovi affari.

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