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Cronaca Cesa

Rifiuti tossici sotto terra, attesa la sentenza per 17

I giudici pronunceranno il verdetto dopo le repliche della Dda

E' attesa per fine gennaio la sentenza a carico di 17 imputati, tra cui i nove fratelli dell'imprenditore dei rifiuti Gaetano Vassallo di Cesa, accusati a vario titolo di disastro ambientale e concorso esterno in associazione mafiosa. 

Dopo la conclusione delle arringhe del collegio difensivo sono attese le repliche del pubblico ministero Alessandro Milita che, nel corso della sua requisitoria, aveva invocato 16 anni per Gaetano Cerci, l'imprenditore dei rifiuti vicino al clan dei Casalesi; 15 anni per Elio Roma; 15 anni per Nicola Vassallo; 4 anni e 6 mesi per Raffaele, Cesario e Carmela Vassallo; 12 anni per Antonio e Salvatore Vassallo; 7 anni per Renato, Rolando ed Amedeo Vassallo; 12 anni per Maurizio Avallone; 14 anni per Antonio Marotta; 6 anni per Bovier; 4 anni e mezzo per Compagnone; 4 anni per il collaboratore di giustizia Dario De Simone; 12 anni per Bernardo Cirillo. Richiesta di non luogo a procedere per intervenuta prescrizione per Elena Rao, suocera di uno dei fratelli di Vassallo. Dopo le repliche il collegio presieduto dal giudice Paolella del tribunale di Napoli pronuncerà la sua sentenza.  Nel collegio difensivo sono impegnati, tra gli altri, gli avvocati Patrizio Della Volpe, Mario Griffo e Paolo Trofino. 

Per la Direzione distrettuale Antimafia, gli imputati, a vario titolo, avrebbero gestito in maniera illegale alcune società costituite per lo smaltimento dei rifiuti nell’interesse patrimoniale del clan dei Casalesi e, soprattutto, hanno smaltito illegalmente nella zona di Masseria del Pozzo, tra Giugliano e Parete, rifiuti industriali e non provenienti dal resto d’Italia, creando un vero monopolio criminale nell’intermediazione, trasporto e smaltimento rifiuti.

Gli imprenditori, dunque, avrebbero smaltito in modo illecito e clandestino rifiuti, da quelli urbani ai tossico-nocivi, entrati illegalmente in Campania; agevolato sversamenti clandestini in discariche autorizzate per ospitare enormi quantitativi di rifiuti; tutto questo senza che i siti, comprese le discariche autorizzate, fossero messi in sicurezza per tutelare l’ambiente, quando non utilizzando terreni in zone agricole a coltivazione intensa. Decisive nello svelare le condotte illecite sono state le dichiarazioni di Gaetano Vassallo che, con Francesco Bidognetti e Vincenzo Zagaria, è stato giudicato con rito abbreviato.

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