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Cronaca

Riciclaggio alla banca Vaticana: indagato ex arcivescovo di Caserta

Cuccarese coinvolto nella maxi inchiesta su un giro di evasione fiscale da mezzo miliardo: 22 arrestati, 86 nel mirino della Procura

Indagato l'ex arcivescovo di Caserta monsignor Francesco Cuccarese. E' quanto emerge dall'inchiesta della guardia di finanza di Brescia che ha scoperto una maxi evasione fiscale, da mezzo miliardo di euro, con 22 persone arrestate ed 86 indagati a piede libero.

Secondo l'accusa, riferisce l'Ansa, il prelato, 90 anni di Matera, avrebbe favorito il tentativo di aprire un conto allo Ior, la Banca Vaticana, sul quale depositare i soldi guadagnati illecitamente dal sodalizio ed è indagato in stato di libertà. Cuccarese è stato nominato arcivescovo ad personam di Caserta nel 1987. 

Secondo gli inquirenti - riferiscono i colleghi di BresciaToday - l’organizzazione offriva servizi tributari “illeciti”, attraverso centinaia di società “di comodo” (sia nazionali che estere) e prestanomi. Lo scopo principale, hanno spiegato gli investigatori, era la produzione di crediti fittizi (da utilizzare indebitamente in compensazione) e di fatture per operazioni inesistenti. Tali “servizi” venivano poi venduti attraverso una rete di distribuzione. I “colletti bianchi” individuavano i soggetti a cui piazzare i loro “prodotti” attingendo tra gli imprenditori loro clienti che volevano abbattere le imposte. Nella maggior parte dei casi gli utilizzatori finali dei fittizi crediti d'imposta erano all'oscuro del meccanismo fraudolento.  

Non solo, il sodalizio si occupava pure di sviare eventuali attività di controllo. Avendo 'fiutato' le indagini in atto - durante l'inchiesta sono stati sequestrati 2 milioni di euro in banconote attraverso operazioni internazionali di polizia -  la banda si era affidata ad alcuni faccendieri, profumatamente pagati per tentare di distogliere l'attenzione degli inquirenti e fare da intermediari. Tra di loro anche un sedicente appartenente alle forze dell'ordine e un falso membro dei servizi segreti nazionali.

Non sono mancate le pesanti intimidazioni e le minacce di morte nei confronti di chi si mostrasse propenso a collaborare con l'autorità giudiziaria. Grazie alle intercettazioni, queste persone sono state preventivamente messe sotto tutela, evitando conseguenze potenzialmente drammatiche.   

La banda si avvaleva di una squadra di “cash courier” specializzati nel trasporto in auto di denaro contante in vari Paesi europei, tra cui la Slovenia, la Croazia e l'Ungheria. In questo quadro sono avvenuti i sequestri effettuati oltre confine, con la presenza dei Finanzieri in territorio estero. Oltre 1 milione di euro in contanti è stato rinvenuto presso le cassette di sicurezza di una filiale di una banca croata. Altro denaro è sono stato sequestrato all'atto della “reimportazione” dei profitti illeciti da altri Paesi europei, dove erano stati appositamente occultati.

Una professionista ungherese aveva il compito di nascondere il denaro proveniente dall’evasione fiscale, aprendo e gestendo - per conto dei promotori del sodalizio - conti correnti accesi in Ungheria e in altri Pesi. I profitti, come detto 80 milioni di euro, erano poi reimpiegati nelle attività economiche dei sodali.

L’indagine, condotta principalmente attraverso le intercettazioni telefoniche (sono state ben 117), ha quindi permesso di ricostruire le fasi, i ruoli, i trasferimenti e i passaggi di denaro dell’associazione per delinquere, smantellando il gruppo criminale e recuperando i patrimoni illeciti con il sequestro di conti correnti, case e beni di lusso.


 

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