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Cronaca Lusciano

Il ras è vecchio e malato ma per i giudici deve stare in carcere

Oliva ha 79 anni ed era stato ammesso ai domiciliari per motivi di salute: “Può essere assistito meglio in cella”

"Può essere curato anche in carcere". Questa la decisione dei giudici della Corte di Cassazione che hanno rigettato la richiesta di Antonio Oliva, ritenuto referente dei Casalesi a Lusciano, che aveva impugnato la decisione del Magistrato di Sorveglianza che ha riesaminato la sua compatibilità con il regime detentivo.

Nel 2017 Oliva, 79 anni, era stato ammesso dallo stesso magistrato ad espiare la pena - il cui termine è previsto nel 2040 - agli arresti domiciliari per motivi di salute. In sede di verifica della proroga della misura, però, il giudice ha ritenuto la compatibilità delle condizioni di salute di Oliva con la carcerazione. Una tesi che è stata confermata anche dalla suprema corte.

Per la Cassazione "il parere del medico legale ha tenuto conto dei pregressi accertamenti sanitari ed ha quindi rappresentato il complessivo quadro patologico in termini che non sono contestati, giungendo a formulare una valutazione che, dal punto di vista strettamente medico, ritiene che anche in carcere possono essere somministrate le terapie farmacologiche e, quanto alla qualità della vita in carcere, ritiene sia assicurato il rispetto della dignità umana". Anzi, per il medico legale "in carcere Oliva poteva ricevere una assistenza non inferiore rispetto a quella che potrebbe ricevere presso la propria abitazione".

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