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Cronaca Pastorano

Gioielliere ferito durante la rapina, un ragazzino incastra i banditi

Traditi dalla motocicletta: "Andammo a prendere i cavi per farla partire. Poi l'ho vista al Tg"

Un ragazzino incastra Vincenzo D'Addio, accusato della rapina alla gioielleria Merolillo di Pastorano conclusasi con il ferimento del gioielliere che venne attinto da un colpo di pistola.

Stamattina dinanzi al collegio del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere presieduto dal giudice Rugarli (Riccio e Pacelli a latere) è stato escusso il giovanissimo testimone che ha sostenuto di aver accompagnato il 10 ottobre 2016 con il suo motorino D'Addio a prendere dei cavi per la batteria per far partire una motocicletta: "una Triumph bianca". Poi la sera della stessa giornata accompagnò il suo patrigno, insieme ad una donna (la compagna di Francesco Biccardi, già condannato nell'ambito dello stesso procedimento con abbreviato a 7 anni e 10 mesi) a recuperare D'Addio e Biccardi a Pastorano perché "erano rimasti a piedi con la motocicletta".

I due, infatti, in seguito alla rapina finita nel sangue, furono costretti a scappare a piedi perché la moto utilizzata per arrivare in gioielleria non partiva. "Uscirono da dentro una campagna vicino ad un distributore di benzina - ha spiegato il ragazzo, appena 16enne, ai giudici - Entrarono in macchina e rientrammo. Avevano una borsa con loro". Ma sulla strada di casa un altro incoveniente colpì i due banditi. L'auto, infatti, finì la benzina. "Francesco e la compagna andarono a prendere la benzina. Accompagnammo Enzo a casa e poi tornammo a San Nicola la Strada".

Soltanto il giorno dopo vedendo le immagini della moto al telegiornale, collegate alla rapina, il giovane comprese tutto. Circostanze che sono state confermate anche dal patrigno che ha ribadito di non essere a conoscenza della rapina e di averla appresa dalla stampa solo il giorno dopo. "Biccardi mi disse di non denunciare ma di dire, se era qualcosa, che eravamo andati a mangiare la pizza a Pastorano". L'uomo, custode di un condominio, ha spiegato anche che in un'altra circostanza "D'Addio mi minacciò con una pistola". Il processo è stato dunque rinviato alla metà di aprile.

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