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Cronaca Baia e Latina

L’orrore di una 18enne violentata da 2 uomini. Il padre chiede giustizia: “Troppa omertà"

Il genitore a Casertanews: “L’hanno presa per il collo, poi le hanno spaccato una bottiglia in testa”

"Andrò avanti fino a quando chi ha violentato mia figlia sarà in galera". E' un grido disperato quello che un padre affida a CasertaNews per raccontare la sua storia e lanciare un appello ad una giustizia in tempi celeri perché "chi ha commesso quel gesto gira a piede libero mentre mia figlia sta male".

La vicenda è accaduta ad inizio novembre a Baia e Latina. La ragazza, appena 18enne, conosceva i due aggressori, entrambi di circa 40 anni, che l'avrebbero - secondo quanto denunciato - stuprata e picchiata. "Uno era un suo conoscente in quanto amico stretto di un amico fraterno di mia figlia, l'altro lo conosceva solo di vista". I due si presentarono a casa della ragazza con la scusa di un caffè. La giovane aprì la porta e li fece entrare ma quel caffé non lo avrebbero mai bevuto.

Una volta dentro - secondo quanto la ragazza ha dichiarato ai carabinieri - l'hanno afferrata per il collo, condotta in una stanza della casa ed abusato di lei. Una violenza inaudita eppure ben collaudata, come se si fossero messi d'accordo sul come muoversi. Non solo. Durante l'abuso la ragazza viene picchiata. Addirittura "le hanno spaccato una bottiglia in testa". Un orrore durato ore che devono esserle sembrate un'eternità. Poi sono andati via.

La ragazza, stordita e ferita nel corpo e nell'anima, ha contattato un amico (conoscente di entrambi gli aggressori) al quale ha raccontato la violenza subita. "Prima hanno fatto un giro in auto recandosi in un Autogrill, poi l'ha accompagnata all'ospedale di Piedimonte Matese ed è scappato", racconta il padre. Presso il nosocomio matesino la giovane denuncia. Arrivano i carabinieri.

Dopo le cure per le lesioni patite (regolarmente refertate) la 18enne viene accompagnata in caserma "prima a Piedimonte Matese poi ad Alife dove c'è la stanza rosa", racconta ancora il genitore. Viene sporta la denuncia nei confronti dei due aggressori. La ragazza - che viveva sola a Baia e Latina - trova la forza di fare i loro nomi e cognomi. Consegna ai carabinieri il cellulare, che contiene la cronostoria (almeno di chiamate e messaggi) della drammatica serata.

Ma dopo oltre due settimane le indagini sembrano essere ferme. "Dai carabinieri non riceviamo nessuna informazione - dice il papà della vittima - E' mia figlia e voglio sapere cosa le sia accaduto. Non riesco a capacitarmi di cosa sia successo". Anzi da quanto appreso "pare che ci sia un'indagine aperta contro ignoti mentre mia figlia ha fatto i nomi di queste due persone", aggiunge.

Ma alla violenza dei due - innocenti fino a prova contraria - si è aggiunta l'aggravante del silenzio che in paese ha fatto da scudo ai presunti stupratori. "Mi ha dato fastidio l'omertà delle persone - dichiara ancora il genitore - Dopo la denuncia mia figlia è stata apostrofata come una svergognata. Che doveva andare via. Si fanno associazioni, manifestazioni contro la violenza sulle donne ma poi nella realtà concreta quando una ragazza denuncia una violenza manca la solidarietà. Dovrebbero vergognarsi loro non mia figlia che è vittima".

E allora l'appello ai magistrati. "Confidiamo nel lavoro degli inquirenti e della magistratura - conclude il padre - Io andrò avanti fino a quando la verità verrà a galla e vedrò chi ha commesso questa violenza in galera. Spero che la magistratura faccia presto perché chi ha commesso questo gesto gira ancora a piede libero mentre mia figlia sta male".

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