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Cronaca Casal di Principe

Il centro commerciale dei Casalesi: da Schiavone jr accuse ‘non riscontrate’, così Cosentino è stato assolto

Rese note le motivazioni sul processo 'Il Principe e la scheda ballerina'. Ricostruito anche l'incontro romano

Le accuse rivolte dai pentiti, in particolare da Nicola Schiavone junior, figlio del capoclan dei Casalesi, non sono “riscontrate” e, in alcuni casi, smentite dalle “emergenze istruttorie”. E’ quanto emerge dalle motivazioni della sentenza di assoluzione a carico dell’ex sottosegretario di Forza Italia Nicola Cosentino nel processo ‘Il Principe e la scheda ballerina’, che vedeva coinvolto il politico di Casal di Principe per essersi interessato per far ottenere un finanziamento per la struttura commerciale che, secondo la Dda, sarebbe servita al clan dei Casalesi per investire i soldi illeciti.

Cosentino è stato assolto in Appello dopo la condanna a cinque anni in primo grado. Secondo i giudici napoletani, però, l’ex leader di Forza Italia non avrebbe avuto alcun interesse nella realizzazione del centro commerciale. I giudici d’appello del processo Il Principe, che hanno assolto una ventina di imputati, contestano al collegio di primo grado, di non aver non “sempre seguito un ordine cronologico delle conversazioni, che è invece assolutamente imprescindibile ai fini della ricostruzione dell’intera vicenda”.

Dal contenuto delle conversazioni intercettate emerge, infatti, non solo che “Cosentino non risulta essere mai intervenuto in nessuno dei passaggi essenziali dell’intera vicenda o nei momenti cruciali della stessa”, il cui iter partì nel 2000 con l’individuazione dell’area destinata a ospitare il centro, ma che era piuttosto “infastidito e restio” circa l’incontro, che poi effettivamente avvenne il 7 febbraio 2007, alla filiale Unicredit di Roma Tiburtina (in via Bari), dove secondo la Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, fu sbloccata, per intervento di Cosentino, la prima tranche da cinque milioni di euro del finanziamento per realizzare il Centro Commerciale; un incontro cui presero parte il direttore di filiale Cristoforo Zara, il cognato Mauro Santocchio, allora parlamentare di FI come Cosentino, il titolare della società costruttrice Nicola di Caterino, e che è risultato decisivo per la condanna inflitta in primo grado a Cosentino.

Per i giudici d’appello però il vero motivo dell’incontro non fu il Centro, in quanto il finanziamento aveva ricevuto già l’ok, ma vi furono “motivazioni esclusivamente politiche”, ovvero Cosentino fu “usato” per fini politici da Zara e Santocchio, con quest’ultimo che militava in una diversa corrente di Forza Italia e voleva accreditarsi verso i vertici nazionali del partito; e anche Zara voleva fare bella figura con il suo capo. Anche il cognato di Cosentino, Cipriano Cristiano, che di lì a pochi mesi divenne sindaco proprio promettendo posti di lavori per il Centro (è stato condannato per concorso esterno), aveva interesse che il deputato partecipasse all’incontro. Peraltro l’incontro si sarebbe dovuto tenere nella sede di Forza Italia, ma fu poi spostato a Roma.

Cosentino e Nicola Schiavone si ritroveranno di nuovo faccia a faccia a metà aprile in un altro processo d'Appello a carico dell'ex sottosegretario del governo Berlusconi. I giudici, infatti, hanno chiesto di sentire il figlio di Sandokan dopo aver acquisito i suoi verbali.

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