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Cronaca Marcianise

Da incensurato a capoclan, imprenditore si difende: "Speso il mio nome. Mi hanno rovinato"

Piccolo si difende dinanzi al gip in un interrogatorio fiume. Monica e Viciglione respingono le accuse, il carrozziere Sorbo fa scena muta. Legali annunciano ricorso al Riesame

"Spendevano il mio nome ma non ne sapevo nulla. Mi hanno rovinato". Agostino Piccolo, imprenditore edile incensurato ritenuto a capo delle nuove leve del clan Piccolo-Letizia, ha respinto le accuse mosse dalla Dda che lo hanno portato in carcere.

L'imprenditore 42enne di Marcianise - cugino dei due Achille Piccolo, figli di Antimo ed Angelo Piccolo - ha deciso di rispondere alle domande del gip Marcello De Chiara rigettando tutte le accuse. Assistito dall'avvocato Nicola Russo, Agostino Piccolo ha reso un interrogatorio fiume, durato un paio d'ore, in cui ha spiegato di conoscere Francesco Piccolo (deceduto) e Gaetano Monica a cui avrebbe fornito informazioni su imprenditori di cui gli veniva chiesto ma non per finalità estorsive evidenziando come i due spendessero poi il nome del clan dei Quaqquaroni - "sono il compariello di Agostino" - per sottoporre ad estorsione alcuni imprenditori ma senza dirgli nulla. A titolo di esempio, Piccolo ha riferito di aver acquistato un'auto a rate e che quindi l'estorsione ad una concessionaria fosse da considerarsi poco verosimile. 

Ha risposto alle domande anche Gaetano Viciglione, 21enne di Marcianise difeso dall'avvocato Mariano Omarto. Il giovane - finito agli arresti domiciliari - ha chiarito di essere stato contattato da Gaetano Monica, con cui aveva un rapporto di amicizia, per accompagnarlo ad esplodere tre colpi di pistola contro la serranda di un concessionario. Ha però ammesso di non essere a conoscenza delle intenzioni dell'amico e di non sapere che si trattava di una rappresaglia per punire un esercente che si era rifiutato di pagare il pizzo. 

Ha scelto invece di avvalersi della facoltà di non rispondere Gaetano Monica, 22enne. Il ragazzo, difeso dall'avvocato Umberto Elia, ha reso dichiarazioni spontanee ribadendo di non aver ricevuto ordini da nessuno e di seguire l'amico Francesco Piccolo ispirato nei suoi atteggiamenti dalla serie Gomorra. 

Strada del silenzio condivisa con Antonio Ottavio Sorbo, carrozziere di 56 anni assistito dagli avvocati Bernardino Lombardi e Pasquale Barbato. L'uomo è accusato di estorsione ai danni di un imprenditore facendo da tramite tra il clan e la vittima. Lo stesso gip, però, nel motivare la misura cautelare agli arresti domiciliari, lo ha ritenuto estraneo al contesto camorristico. "L’episodio estorsivo contestato al Sorbo è infatti l’unico reato che lo vede indagato e risulta pertanto evidente la sua estraneità al contesto criminale descritto nell’ordinanza applicativa della misura", si legge in una nota dei difensori.

Tutti gli avvocati hanno preannunciato ricorso al Riesame contro l'ordinanza emessa dal gip di Napoli su richiesta della Dda.

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