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Cronaca Casal di Principe

Il pentito scagiona il fratello: "Nessun rapporto con i Casalesi"

Il controesame di Iavarazzo nel processo per le tabelle. Svelata la genesi dei rapporti col Jambo

Il collaboratore di giustizia Mario Iavarazzo messo sotto torchio dai difensori degli imputati nel processo sul monopolio della cartellonistica del clan dei Casalesi. E' quato accaduto nel corso del processo celebrato dinanzi al giudice Ferraro del tribunale di Napoli Nord. 

Iavarazzo nel replicare al controesame degli avvocati ha di fatto scagionato suo fratello Francesco, che secondo l'accusa avrebbe gestito la società facente capo a Mario Iavarazzo, esponente della fazione Schiavone del clan. Nel rispondere alle domande ha ribadito come la società di Francesco non godesse dei collegamenti con il clan da lui goduti ed in virtù dei quali riusciva a gestire i cartelloni pubblicitari in regime di monopolio. 

Iavarazzo si è poi soffermato sulla questione Jambo. Per la Dda avrebbe ottenuto la proroga dei contratti pubblicitari stipulati dalla Publione (nel frattempo cessata) a beneficio  della Adv Comunication s.r.l, nonostante la Cis Meridionale (la società del Jambo) fosse in amministrazione giudiziaria per pregresse infiltrazioni del clan camorristico Zagaria. Iavarazzo, però, nel corso dell'udienza ha chiarito come si trattasse di vecchi contratti per tre tabelle: una a Marcianise del 2004 e gli altri due sulla Nola-Villa Literno con contratti stipulati nel 2008 e 2009. I contratti sarebbero stati stipulati (come dimostrato anche documentalmente) dalla legale rappresentante dell'epoca della Publione e mai rinnovati (non ci sarebbero proroghe). Si torna in aula a fine settembre. 

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti Mario Iavarazzo, dopo la sua scarcerazione, avrebbe ripreso ad operare nel settore della pubblicità con la collaborazione dei fratelli e con il contributo di Armando Aprile, imprenditore nel settore delle affissioni pubblicitarie che avrebbe messo a disposizione le risorse e le strutture della SPM srl. In questo modo sarebbe proseguito il business che si avvaleva dell'intimidazione dei concorrenti, quando necessario, e dell'utilizzo di prestanome a cui sarebbero state intestate le società, di fatto gestite in maniera occulta da Iavarazzo. Il collaboratore di giustizia ha anche parlato di un sistema di corruzione dei dipendenti Anas utilizzato per far chiudere un occhio ed evitare controlli sulla regolarità delle tabelle.

Nel collegio difensivo sono impegnati, tra gli altri, gli avvocati Mario Griffo, Carlo De Stavola, Elisabetta Carfora, Giuseppe Stellato, Massimo D'Errico, Giuseppe Laudando e Francesco Ianniello.

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