rotate-mobile
Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Casal di Principe

CAMORRA I signori del racket incastrati dal pentito: “Lavoravano per noi”

Le dichiarazioni di Moschino hanno inguaiato i due estorsori del gruppo eredi di Bidognetti

Mario Fazzone si mise in contatto tramite Antimo Di Donato con Massimo Perrone. Io non so cosa si dicessero, fatto sta che da quel momento Mario divenne molto vicino a noi del gruppo. Con questa espressione intendo dire che Mario cominciò a lavorare per noi”. Con queste parole pronunciate nel corso di un interrogatorio dello scorso febbraio Luigi Moschino, uno dei componenti della ‘Nuova gerarchia dei Casalesi’, condannato nel gennaio scorso a 8 anni e 4 mesi e diventato collaboratore di giustizia, ha ‘incastrato’ Mario Fazzone, il 43enne di Capua arrestato lunedì assieme a Francesco Pugliese per estorsione ai danni di un imprenditore.

Moschino infatti ripercorrere l’avvicinamento di Fazzone col gruppo della ‘Nuova gerarchia’ del gruppo Bidognetti, con a capo proprio Perrone, detto ‘o parente’. Moschino in particolare parla con gli inquirenti proprio dell’episodio costato le manette a Fazzone e Pugliese, ovvero il pizzo richiesto e ottenuto da un costruttore intenzionato a costruire un condominio a Baia Domizia, costretto a consegnare 10mila euro in due tranche.

L’ARRESTO PER IL PIZZO

“Mario – racconta Moschino – ci procurò il numero di telefono di L.C, imprenditore che stava realizzando dei lavori a Baia Domizia. Mario infatti ci disse che potevamo richiedere l'estorsione a costui per il fatto che stava lavorando su quel territorio. Ci disse altresì che dopo averlo contattato, avremmo dovuto incassare la tangente estorsiva da L.C. di cui una metà sarebbe stata versata a lui. Ricordo che effettivamente incontrammo L.C secondo le modalità che ho letto nel decreto di fermo che mi riguardò, e ricordo che L.C. ci consegnò una prima somma di 5.000 euro davanti al bar Zanzibar consegnandola a Vittorio Guarnieri, una seconda tranche nella casa delle paperelle di ulteriori 5.000 euro. Ebbene ricordo, per essere stato io presente. che in quell'occasione Mario si presentò, a bordo di una Smart Fourtwo di colore bianco presso la casa delle paperelle insieme a Franco, il suo dipendente (Francesco Pugliese, nda), ed in quell'occasione riscosse la somma di 2.500 euro”.

Fondamentali anche le dichiarazioni rese su Pugliese, stretto collaboratore di Fazzone e suo dipendente nel caseificio tra Formia e Minturno di cui quest’ultimo era proprietario: “Questo Franco accompagnava Mario durante í suoi spostamenti ed in particolare quando venne alla casa delle paperelle per riscuotere il rateo estorsivo: faceva da tramite fra noi del gruppo Perrone e Mario quando avevamo bisogni di parlargli: custodiva una pistola 357 Magnum di Massimo Perrrone in un'abitazione sita a Penitro, collocata sulla sommità del paese di Formia, dove mi sono recato una volta insieme a Guarnieri. Questa abitazione serviva a noi del gruppo per consentire a L.C di consegnarci i ratei estorsivi senza correre il rischio di essere visto dalle forze dell'ordine”.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

CAMORRA I signori del racket incastrati dal pentito: “Lavoravano per noi”

CasertaNews è in caricamento