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Cronaca

Il nuovo pentito inguaia il narcos casertano: “Gli abbiamo dato armi per 10mila euro”

Francesco Capasso inizia a collaborare con la giustizia e svela gli affari della piazza di spaccio di Luigi Belvedere

Colpo di scena nel processo in Appello a carico di 11 persone coinvolte nell'inchiesta sullo spaccio di droga in un circolo di via Dietro Corte a San Clemente, frazione di Caserta. Francesco Capasso, uno dei promotori della piazza di spaccio gestita con Luigi Belvedere, ha iniziato a collaborare con gli inquirenti ai quali sta svelando tutti i dettagli, gli affari e i ruoli dei partecipanti del 'cocaina market'.

Capasso - condannato in primo grado a 10 anni - ha ammesso di far parte del gruppo napoletano dei Gallo e nel 2014, avrebbe conosciuto Luigi Belvedere, trasferitosi poi in Colombia dove avrebbe aperto due pizzerie a Cartagena, che "in quel periodo si occupava dello spaccio esclusivamente di hashish". Ma in occasione di quel primo incontro, ricorda Capasso, Belvedere non trattò l'acquisto di droga: "Aveva bisogno di acquistare delle armi per un importo complessivo di 10mila euro".

Armi che gli vennero procurate. La consegna avvenne in un garage a Caserta: "un borsone contenente circa 4-5 pezzi tra armi da guerra, kalashnikov e Scorpion e pezzi piccoli tra cui pistole calibro 9 e 7,65 e forse anche una 38". Al momento della consegna Belvedere avrebbe sostenuto di "doverle rivendere ma senza indicare a chi".

I verbali di Capasso sono stati annunciati dalla Dda nel corso del processo in Appello e verranno depositati per l'udienza in programma ad inizio ottobre. Con Capasso e Belvedere sono imputate altre 9 persone. Secondo quanto emerso dalle indagini, il gruppo aveva messo in piedi un business della droga da centinaia di migliaia di euro a settimana derivante dalla vendita di stupefacenti, prevalentemente cocaina e crack. La banda riusciva a rifornirsi di droga attraverso un canale privilegiato di approvvigionamento a Caivano. Lo stupefacente veniva poi stoccato, lavorato e suddiviso in dosi in un appartamento di via Cittadella, preso in fitto da un prestanome. Una sorta di raffineria artigianale. Successivamente la droga veniva spacciata al dettaglio con gli appuntamenti con i clienti sia in strada sia all'interno dello "Sport Club Giovanile" di via Caprio Maddaloni, dove gli acquirenti sapevano di poter reperire la droga.

Gli imputati sono stati difesi dagli avvocati Nello Sgambato, Daniele Delle Femmine, Gerardo Marrocco, Cesare Gesmundo, Bruno Moscatiello, Paolo Sperlongano, Viviana Pasquariello, Antonello Fabrocile, Riccardo Moschetta, Carlo Ercolino e Alfonso Iovino.

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