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Cronaca Casapesenna

CAMORRA I fratelli Diana accusati da 7 pentiti. Sequestrate 17 aziende

Nell'ordinanza anche i verbali di Antonio Iovine e Nicola Schiavone

La Dda aveva chiesto il carcere per Antonio e Nicola Diana, i due gemelli imprenditori di Casapesenna, che, secondo le indagini portate avanti dalla Squadra Mobile di Caserta, sono riusciti a creare il proprio impero grazie al supporto del clan dei Casalesi. Di idea diversa, invece, il giudice per le indagini preliminari Maria Luisa Miranda che ha invece disposto per i due 51enni e per lo zio Armando gli arresti domiciliari. Accolta, invece, la richiesta di sequestrare 17 aziende di proprietà degli indagati, tra cui anche la Erreplast di Gricignano d’Aversa. 

Ad accusare gli imprenditori sono sette pentiti del clan dei Casalesi: Massimiliano Caterino, Orlando Lucariello, Attilio Pellegrino, Antonio Iovine, Giuseppe Misso e Riccardo Di Grazia, a cui si è aggiunto anche l’ultimo collaboratore di giustizia Nicola Schiavone, figlio di Francesco Schiavone Sandokan.

L’accordo, stando a quanto ricostruito dalla Squadra Mobile, risale a parecchi anni fa, quando “imperava” Vincenzo Zagaria, esponente apicale del clan agli inizi degli anni ’90, e successivamente con Michele Zagaria (più o meno dalla metà degli anni ’90). Il patto, secondo la ricostruzione della Procura, avrebbe permesso ai fratelli ed allo zio Armando di assicurarsi una “tutela a tutto tondo”, con la garanzia di non ricevere richieste estorsive dalle organizzazioni criminali operanti tra Gricignano d’Aversa e l’agro avevano. Il ‘dazio’ da parte al clan era il “cambio di assegni” e la consegna “sistematica” di cospicue somme di denaro necessarie per alimentare le casse dei Casalesi.

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