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Cronaca Capua

Nuova perizia sul 'papello' di Ciccio Zagaria: "Scritto prima del 2019"

La consulenza depositata nel corso dell'udienza preliminare dell'indagine bis sugli affari della camorra a Capua

Il "papello" di Francesco Zagaria rispunta nell'udienza preliminare per l'indagine bis sulle presunte infiltrazioni del clan dei Casalesi al Comune di Capua. Il pubblico ministero ha depositato la relazione del perito Valerio Causin che ha analizzato il manoscritto fatto rinvenire da Ciccio 'e Brezza nella sua abitazione fissando la data della sua elaborazione a prima del 2019, anno in cui è stato arrestato e, successivamente, ha iniziato a collaborare con gli organi inquirenti. 

E' questo, in sintesi, quanto accaduto nel corso dell'udienza preliminare, celebrata dinanzi al gup di Napoli Fabio Provvisier, a carico dell'ex sindaco Carmine Antropoli, degli ex assessori Marco Ricci e Guido Taglialatela, dello stesso Zagaria, degli imprenditori di Casal di Principe Francesco e Giuseppe Verazzo e Domenico Pagano, del dirigente comunale Francesco Greco, e  Domenico Farina, Alfredo Maria Cenviti e Luca Diana ritenuti essere collaboratori o prestanome di Francesco Zagaria.

Nel manoscritto sono riportati nomi e cifre su presunte dazioni di denaro elargite da Zagaria a politici ed imprenditori in cambio di lavori. Soldi che sarebbero serviti a finanziare le campagne elettorali, sia alle Regionali del 2015 sia alle elezioni comunali di Capua del 2016, ma anche il 'libro mastro' della bisca di Grazzanise con i presunti debiti di diversi frequentatori, tra cui anche politici locali. Il perito ha concluso evidenziando che gli inchiostri risultano "completamente invecchiati" e poiché gli inchiostri della penna a biro possono completare il loro processo di invecchiamento in un periodo compreso tra i 3 e i 5 anni la data di scrittura viene fatta risalire con certezza scientifica ad un periodo antecedente al 2019.

Le difese degli imputati hanno chiesto termini a difesa per controdedurre alle conclusioni del consulente del pm. Si torna in aula poco prima di Natale. Nel collegio difensivo sono impegnati, tra gli altri, gli avvocati Gerardo Marrocco, Giuseppe Stellato, Ferdinando Letizia, Giovanni e Michele Cantelli, Marco Campora, Vincenzo Alesci, Domenico Pigrini Emanuele Diana, Emiliano De Ruggiero, Guglielmo Ventrone, Lorenzo Caruso e Vittorio Giaquinto.

Gli imputati sono accusati, a vario titolo, di associazione camorristica (Zagaria e Pagano), concorso esterno al clan dei Casalesi (Greco, Farina ed i Verazzo), turbata libertà degli incanti aggravata dalla finalità mafiosa, abuso d'ufficio, corruzione e riciclaggio. L'inchiesta della Dda è scattata in seguito alle dichiarazioni di pentiti di primo piano tra cui Francesco Zagaria, Nicola Panaro e Nicola Schiavone che hanno svelato agli inquirenti il sistema che coinvolgeva tecnici, politici ed imprenditori per affidare appalti a imprese legate al clan, in particolare alle fazioni Zagaria e Schiavone. In particolare sarebbe emerso uno spaccato tanto collaudato quanto inquietante con la longa manus del clan che offriva appoggio elettorale ai politici in cambio dei lavori a Capua. Dopo l'indagine, le misure cautelari sono cadute al riesame per tutti gli indagati. Ultimi in ordine di tempo Pagano ed i Verazzo che dopo una prima conferma (annullata dalla Cassazione) sono tornati liberi.

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