Oro illegale 'riciclato' al Tarì: imprenditore condannato e 5 assolti
Cade l'accusa di riciclaggio mentre Cutuli paga solo per reati fiscali
Cinque assoluzioni perché il fatto non sussiste ed una condanna ad un anno di reclusione. È quanto stabilito dalla Seconda Sezione Penale del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere in composizione collegiale - presidente Loredana Di Girolamo - a carico di Giovanni Cutili, 62enne di Napoli, Antonio Scuotto, 50enne di Minturno; Arturo Bove, 71enne di Pietratornina in provincia di Avellino; Stefano Torricelli, 67enne di Civitelli Val di Chiana (Siena); Anna Porcaro, 57enne di Artavilla Irpina, accusati a vario titolo di riciclaggio e dichiarazione infedele (reato contestato a Cutuli).
L'indagine venne condotta negli anni 2012-2013 dai finanzieri del comando provinciale di Caserta ed in particolare dalla compagnia di Marcianise su una lucrosa attività illecita compiuta dai titolari di "Comproro" e gioiellerie della provincia casertana e del napoletano che si recavano al Tarì per la 'rivendita' di oro e preziosi, secondo la ricostruzione della Procura di Santa Maria Capua Vetere, di provenienza illecita. Una attività di indagine corroborata da appostamenti, intercettazioni e maxi sequestri operati dai finanzieri a firma del pubblico ministero titolare dell'indagine Silvio Marco Guarriello.
Ben 33 persone finirono al banco degli imputati. A seguito di varie posizioni stralciate il procedimento penale è risultato iscritto solo a carico di 6 persone. Giovanni Cutuli - legale rappresentante de 'Il Diamante SRL Unipersonale' - è stato condannato ad un anno di reclusione per dichiarazione infedele. Nello specifico ometteva di presentare dichiarazione sui redditi e sul valore aggiunto per gli anni 2010, 2011, 2012 pari a circa 171.000 euro di Ires e 114.000 euro di iva. Cutuli è stato gravato anche di pene accessorie quali l'interdizione perpetua dall'ufficio di componente della commissione tributaria, incapacità di contrarre con la pubblica amministrazione per un anno, interdizione dagli uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese per 6 mesi.
Scuotto, Bove, Purificati, Torricelli e Porcaro sono stati assoluti perché il fatto non sussiste. A loro era imputato il riciclaggio. Nello specifico secondo la pubblica accusa l'oro di provenienza illecita destinato al Tarì veniva commercializzato senza rispettare la normativa in materia di metalli preziosi né con documentazione adeguata di provenienza dei beni né con annotazione negli appositi registri previsti per legge. Attraverso una capillare documentazione in merito ai registri attività e fatture con relativa rendicontazione fornita dai titolari di preziosi è crollata l'imputazione per riciclaggio. Disposto il dissequestro dell'oro e dei supporti telematici per gli imputati. Nel collegio difensivo sono stati impegnati gli avvocati Rosario Avenia, Gerardo Marocco, Vincenzo Motti, Roberto Barbato, Giovanni Rendina, Emidio Della Pietra, Fabio Curcio.