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Cronaca Santa Maria Capua Vetere

"Non ho ucciso mia moglie”. Emilio lascia il tribunale inseguito dalle telecamere

La difesa annuncia ricorso in Appello dopo la condanna. Tensione nel parcheggio: avvocatessa spinta mentre cerca di difendere il marito di Katia dall’assalto delle troupe, finisce in ospedale con una ferita al gomito

“Non ho ucciso mia moglie. Non posso pagare per gli errori di altri”. E’ l’unico commento che Emilio Lavoretano ha rilasciato subito dopo il verdetto emesso dalla Corte d’Assise del tribunale di Santa Maria Capua Vetere (presidente Giovanna Napoletano, giudice a latere De Santis) che lo condanna a 27 anni di carcere per l’omicidio della moglie Katia Tondi, trovata morta il 20 luglio 2013 nella loro abitazione al Parco Laurus di San Tammaro.

Emilio, che ha ascoltato la lettura del dispositivo accanto all’avvocato difensore Natalina Mastellone, ha lasciato quasi subito l’aula posta al primo piano del palazzo di giustizia, cercando di divincolarsi dalle troupe della Rai e di Quarto Grado che gli chiedevano una dichiarazione. Non sono mancati momenti di tensione all’esterno del parcheggio quando, nel tentativo di ‘difendere’ Emilio, una avvocatessa è caduta al suolo dopo essere stata spinta. La stessa avvocatessa si è poi recata in ospedale dove le hanno diagnosticato l'infrazione del capitello radiale del gomito sinistro, con una prognosi di 15 giorni.

L’avvocato difensore di Emilio ha annunciato che impugnerà la sentenza presentando ricorso in Corte d’Appello appena saranno rese note le motivazioni. La Corte ha annunciato che saranno depositate entro 40 giorni.

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