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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca San Felice a Cancello

Uccide la moglie per gelosia: imbianchino condannato a 26 anni

La Corte d'Assise di Santa Maria Capua Vetere ha pronunciato la sentenza per Michele Marotta accusato dell'omicidio di Maria Tedesco

È stato condannato 26 anni e 6 mesi di reclusione Michele Marotta, l'imbianchino 36enne di San Felice a Cancello accusato dell'omicidio della moglie Maria Tedesco, di 33 anni, avvenuto l'11 novembre 2020 in una stradina sterrata nei pressi di via Castello, in località Cancello Scalo.

È quanto stabilito dalla Corte d'Assise del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, presieduta dal giudice Roberto Donatiello con giudice a latere Alessandro De Santis. Il pm Nicola Camerlingo aveva richiesto l'ergastolo al termine della sua lunga requisitoria "sviscerando" sia il delitto che il suo contesto. Per la Procura si trattó di un omicidio spinto dal movente della gelosia in un contesto di violenza domestica che collideva con l'idillio della coppia "perfetta" tanto descritto da amici e familiari. Un omicidio efferato quindi, una crudeltà che si evinse anche dai 6 colpi esplosi a distanza ravvicinata, al punto che alcuni schizzi di sangue impregnarono la canna del revolver, dalla Magnum 357 regolarmente detenuta dal killer per uso caccia che attinsero al petto e alla schiena Maria Tedesco uccidendola. Per la Procura, inoltre, il delitto fu premeditato: la vittima confessò la sera prima al marito di avere una relazione extraconiugale. E la mattina successiva, Michele, uscito con la moglie per ritirare il certificato di guarigione dal Covid, rientrò a casa per pochi minuti per prendere la pistola con cui uccise Maria. Infine, il pm insustette sui motivi futili ed abietti: la gelosia. Per questo, nonostante l'atteggiamento collaborativo dopo il delitto (l'imbianchino contattò i carabinieri e confessò subito l'omicidio) la Procura aveva invocato il 'fine pena mai' per Marotta.

I difensori del killer - gli avvocati Rosa Piscitelli e Stefania Pacelli - nelle loro arringhe hanno messo in discussione la tesi della Procura sulla premeditazione del gesto omicidiario di Marotta puntando l'accento sul fatto che si fosse trattato di un omicidio d'impeto, il tragico epilogo di una colluttazione. Per le legali l'uxoricida si trovava, inoltre, in una condizione di non piena capacità di intendere, avulso dalla realtà circostante. Inoltre le arringhe difensive hanno anche evidenziato come Michele si fosse armato per 'spaventare' il rivale in amore, colui che metteva in crisi le sue certezze e la serenità della sua famiglia.

Una tesi che è stata accolta dalla Corte d'Assise che ha escluso le aggravanti della premeditazione e della crudeltà concedendo le attenuanti generiche in misura equivalente alle restanti circostanze aggravanti. C'e soddisfazione da parte degli avvocati Rosa Piscitelli e Stefania Pacelli "per essere riuscite a far focalizzare la Corte sulla verità di cui all'evento delittuoso. Nessuna premeditazione emergeva agli atti né tantomeno la crudeltà paventata dalla procura. Si attende il deposito delle motivazioni a 90 giorni. La difesa si prepara a proporre gravame innanzi alla Corte D'Appello". 

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