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Cronaca Parete

CASO RUGGIERO Corpo non restituito alla famiglia, spunta l'ipotesi omicidio premeditato

Secondo la consulente della famiglia, Guarente era ossessionato da Vincenzo

Emergono novità importanti sul caso di Vincenzo Ruggiero, il 25enne commesso di Parete ucciso e tagliato a pezzi da Ciro Guarente, fidanzato della sua amica Heven, la sera tra il 7 e l’8 luglio. Ad occuparsi del caso è stata la trasmissione ‘Quarto grado’.

L’OMICIDIO – Ciro Guarente ha ucciso Vincenzo dopo averlo sorpreso nella casa di Heven, colpendo con alcuni colpi di pistola. Successivamente ha caricato il cadavere di Vincenzo nella sua auto per seppellirlo in un garage di Ponticelli, popoloso quartiere di Napoli, e poco dopo lo avrebbe cosparso di acido.

LA SEPOLTURA - La madre del giovane commesso proprio per questo non ha ancora potuto seppellire il figlio, a distanza di quattro mesi dalla tragedia che ha colpito la sua famiglia: sul corpo di Vincenzo gli inquirenti hanno infatti chiesto nuovi esami.

OMICIDIO PREMEDITATO? – Secondo Anna, madre di Vincenzo, il killer si sarebbe recato a casa del figlio alle 14:30 circa del 7 luglio aspettando fino alle 18:30, segno evidente che il ragazzo fosse una vittima disegnata e che l’omicidio non sarebbe avvenuto dopo un raptus di follia. Una tesi confermata da Luca Cerchia, avvocato della famiglia Ruggiero. Sentito dagli inviati di ‘Quarto grado’, il legale spiega: “Sono convinto che questo sia un delitto premeditato, ci sono modalità di preparazione metodiche e meticolose della fase preparatoria, una cosa lungamente programmata”.

LA PERIZIA - L’ossessione di Guarente per Vincenzo è confermata anche da Alessandra Sansone, nota criminologa. La consulente della famiglia Ruggiero rivela poi di attendere la perizia depositata dall’antropologo forense Maurizio Cosimano: “Dovrà dirci se le parti che mancano all’appello del corpo di Vincenzo sono tra il materiale di risulta trovato nel garage”.

L’OMOSESSUALITA’ DI VINCENZO – Destano poi stupore le dichiarazioni della madre del commesso, che nega l’omosessualità del figlio. Parole seccamente smentite dal legale di famiglia, Luca Cerchia: “Vincenzo aveva fatto outing da oltre sette anni, era ben noto in famiglia ed accettato. La famiglia era perfettamente a conoscenza di questa circostanza, mamma e padre in diverse circostanze sono andati a ballare con lui. Il contesto in cui è avvenuta questa tragedia è totalmente avulso dall’orientamento sessuale delle persone coinvolte perché il movente è da ricerca non nella gelosia ma nel sentimento di invidia che l’omicida aveva nei confronti di Vincenzo”.

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