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Cronaca San Felice a Cancello

L’omicidio di Maria, rose bianche e rosse per ricordare la giovane mamma | FOTO

Michele era cresciuto nella frazione di Botteghino: "Non doveva farlo". Il sindaco Ferrara sconvolto dalla tragedia. I nodi sulla premeditazione dell'omicidio

Sguardi tristi e pochissima voglia di parlare rispetto alla tragedia che ha sconvolto la comunità di San Felice a Cancello dove mercoledì l'imbianchino Michele Marotta, di 34 anni, ha ucciso a colpi di pistola la moglie Maria Tedesco, di un anno più piccola. 

"Lo conoscevo da quando era piccolo. Non doveva farlo"

Nella stretta via Coste, dove la coppia abitava nella frazione Botteghino, Michele era molto conosciuto. "E' nato qui, l'ho visto crescere", racconta un uomo mentre "la moglie era di Maddaloni". Nessuno riesce a spiegarsi una tale atrocità: "C'era un'altra strada non doveva farlo - ribadisce una donna - Indipendentemente da quello che può aver fatto o detto lei. Non doveva ucciderla". Il pensiero di un'intera comunità che vive nella frazione va al figlio della coppia, un bambino di appena 6 anni che è stato affidato ai nonni. "Questo bambino ora si trova senza madre e senza padre. E' lui la vera vittima di tutta questa storia", commenta un altro passante.

Fiori per Maria sul luogo dell'omicidio

Ancora tangibili i segni della tragedia che si è consumata in via Castello. Ad una cinquantina di metri dall'imbocco della strada, c'è l'ingresso di una ex cava, separato dalla strada pubblica da una sbarra in metallo. "Quella sbarra è sempre chiusa", giurerebbe qualche residente anche se a quanto pare mercoledì era aperta. Dopo una piccola curva si arriva al luogo della tragedia. Il nastro bicolore è ancora lì a transennare il punto esatto dove è stato ritrovato il corpo senza vita di Maria. Al centro del perimetro qualcuno ha lasciato dei fiori: rose bianche e rosse lasciate in memoria della donna uccisa. Poco più avanti alcune persone sono impegnate nella raccolta delle olive. "Ieri non eravamo qui, abbiamo iniziato oggi", dicono. 

Il luogo dell'omicidio di San Felice a Cancello

Il sindaco: "Sconvolti da questa tragedia"

"La nostra cittadina è stata travolta dallo sgomento, dalla disperazione, da una tragedia immane che mai dovrebbe accadere in nessun luogo su questa terra - è il commento del sindaco Giovanni Ferrara - Una mamma, una donna, una moglie ha perso la vita. Un bambino ha perso una madre, un padre e tutto ciò che nessuno potrà mai tornargli indietro. 
Nessuno può giudicare, sentenziare, metter bocca. Nessuno può appellare, cercare una ragione, una spiegazione, una logica. Il silenzio, la riflessione e la preghiera sono tutto ciò che possiamo fare, noi tutti, per diventare delle persone migliori e far si che il domani possa avere nuovi "colori". Per evitare che il passato possa ripetersi".

Sono andati a ritirare l'esito del tampone poi gli spari 

Secondo quanto ricostruito dai carabinieri che indagano sull'omicidio, Michele e Maria avevano avuto una discussione per motivi sentimentali già la sera prima nel giardino di casa. Un litigio come ce ne sono tanti. Nulla lasciava presagire la tragedia che di lì a qualche ora si sarebbe consumata. La coppia di buon mattino era uscita per delle commissioni. Marotta – stando a quanto ha raccontato lo stesso 34enne ai carabinieri – doveva andare a ritirare il certificato medico che ne attestava la guarigione dal Covid. Era dunque il primo giorno in cui poteva uscire. I tormenti della sera precedente, però, non si erano ancora sopiti. Hanno iniziato a litigare. Michele pensava che la moglie lo tradisse o comunque avesse una simpatia per un altro uomo. Una discussione che è proseguita a lungo in auto. Michele e Maria hanno percorso a bordo di una Fiat Bravo piazza Castra Marcelli, nel cuore di Cancello Scalo. Poi hanno imboccato via Barracco e, costeggiando una farmacia, si sono avviati lungo via Castello. La vettura si è fermata in uno slargo davanti all'accesso dell'ex cava. Maria si avvia lungo il sentiero. Michele la segue. Una piccola curva. Poi, lontani dal mondo, spara. Sono tra i 5 ed i 7 i proiettili esplosi e sentiti dai residenti che hanno chiamato i carabinieri, la cui caserma non dista molto dal luogo dell'omicidio.

Le indagini e i dubbi

Comincia così la caccia al marito killer che nel frattempo aveva fatto perdere le proprie tracce. Michele telefona. Prima ad un familiare poi ad un amico. Solo dopo essere rientrato a casa chiama i carabinieri che già erano sulle sue tracce. Portato in caserma ha raccontato ai militari ed al pm Alessandro Di Vico, che sta coordinando le indagini, la sua versione dei fatti. Un interrogatorio fiume che si è concluso soltanto nel tardo pomeriggio. Dopo le formalità di rito Marotta è stato tradotto al carcere di Santa Maria Capua Vetere dove, durante la prima notte in una cella d'isolamento, ha tentato di impiccarsi con un lenzuolo venendo salvato dagli agenti della polizia penitenziaria. 

Restano ancora dubbi. Se il movente passionale sembra essere una certezza per gli inquirenti ci sono ancora dei buchi nella ricostruzione dei fatti. Appare certo che Michele quella mattina era uscito armato con una Magnum 357, regolarmente detenuta. Cosa voleva fare con quell'arma? Voleva spaventare Maria o era partito già con l'intenzione di ucciderla? Questo il nodo che dovranno sciogliere gli inquirenti che cercano di far luce sulla premeditazione di un delitto in cui vittima e carnefice sembrano essere accomunati da un medesimo atroce destino, fatto di sangue e rimorso.    

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