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Cronaca Mondragone

La protesta del pentito nel processo per omicidio: "Non parlo. Mi hanno messo coi delinquenti"

Palumbo si rifiuta di testimoniare nel corso dell'udienza. L'altro collaboratore Cascarino svela i retroscena del raid di morte

Il 'pentito ' non parla per protesta: "mi hanno messo insieme ai delinquenti nel reparto dei promiscui i collaboratori di giustizia non si trattano così". È la protesta di Vincenzo Palumbo in attesa del pieno status di collaboratore di giustizia giunta nel corso dell'udienza celebrata dinanzi alla Corte d'Assise del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, presieduta dal giudice Roberto Donatiello con a latere Honoré Dessì, nel processo per l'omicidio di Giovanni Invito, avvenuto il 17 ottobre 2007 a Mondragone, per il quale sono imputati Mario Camasso e Michele Degli Schiavi.

Vincenzo Palumbo - assistito dall'avvocato Giuseppe Tessitore - chiamato a riferire sull'efferato omicidio ha palesato il suo " non star bene né fisicamente che emotivamente" per via della condizione di promiscuità nella quale si trova ammettendo di "temere per la sua vita" rifiutandosi così di sottoporsi alle domande del Sostituto Procuratore Armando Bosso. Nel corso dell'udienza sono stati escussi il detenuto Antonio Monte che ha reso dichiarazioni discordanti rispetto a quelle rese ai carabinieri del Reparto Territoriale di Mondragone sull'indicazione degli esecutori materiali dell'assassinio di Giovanni Invito tanto che il pm ha disposto la trasmissione degli atti in Procura per i reati di calunnia e falsa testimonianza a carico di Monte.

Escussa 'la compagna di avventure' di Mario Camasso che forní un falso alibi per la notte dell'omicidio all'imputato. Ha chiarito alla Corte che la scelta di fornire un falso alibi fu dettata dal timore delle minacce provenienti da Camasso ammettendo di essere ancora oggetto di intimidazioni ora dai familiari di Camasso per aver trovato il coraggio di dire la verità su quella tragica vicenda.

È stato poi escusso Giovanni Cascarino ex reggente del clan La Torre ora collaboratore di giustizia molto legato anche da vincoli di parentela seppur alla lontana con la vittima. Ha riferito sulla sera del delitto. Era in compagnia di un altro affiliato al clan mondragonese ora collaboratore di giustizia, Bruno Sauchella, quando gli giunse la telefonata del nipote che lo informava che "avevano sparato nelle gambe ad occhiolino" (alias di Giovanni Invito). Dai racconti dei nipoti che erano lì in via Duca degli Abruzzi la sera del 17 ottobre 2007 Invito era seduto su uno scooter quando venne raggiunto alle spalle da due uomini col casco e camuffati con qualcosa per sembrare più grassi quando attinsero alle gambe la vittima per poi allontanarsi subito dopo l'agguato. L'ex affiliato alla malavita mondragonese ha raccontato di essersi recato 'giù a mare' a Mondragone ed aver visto Mario Camasso che alla domanda "perché avete sparato al ragazzo?" avrebbe risposto di "parlare con chi già sapeva" ovvero Nino Fiorillo e che a lui era stato dato il compito di "buttare i cuscini (utilizzati per l'agguato) all'ITAC". Cascarino ha avvalorato un dato emerso nel corso del dibattimento in merito al movente dell'omicidio: una "lezione" finita male. Ad Invito da Nino Fiorillo era contestato un furto di droga e soldi in concomitanza di un grave incidente stradale in cui perse la vita Davide Lauro parente di Raffaele Bamundo anche lui coinvolto nel sinistro ed intraneo alle dinamiche del Clan. Si sarebbe trattato quindi di una gambizzazione eseguita dagli spacciatori di Nino Fiorillo ovverosia Camasso e Degli Schiavi, però finita male.

Si torna in aula nel mese di giugno per  l'escussione del collaboratore di giustizia Donato Pagliuca ed ulteriori testi della Procura. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti si trattò di un omicidio premeditato dove la morte di Giovanni Invito consumatasi il 17 ottobre 2007 in via Duca degli Abruzzi a Mondragone sarebbe stata la conseguenza di un torto subito. Erano le 23 circa del 17 ottobre 2007 quando i due imputati secondo la ricostruzione della Procura a bordo di uno scooter raggiunsero la vittima in via Duca degli Abruzzi e lo freddarono con 5 colpi di arma da fuoco. Nell'immediatezza del delitto le indagini si concentrarono su Camasso e Degli Schiavi individuati come responsabili dell'omicidio ma il procedimento subì una battuta d'arresto per assenza di sufficienti indizi.

Nel 2020 ci fu la riapertura delle indagini ad opera dei carabinieri del Reparto Territoriale di Mondragone esitata con l'arresto nel luglio scorso dei due imputati. Elementi utili alla riapertura sono stati oltre alle dichiarazioni del cugino della vittima Antonio Invito anche del collaboratore di giustizia Giovanni Cascarino che raccontò agli inquirenti di aver appreso direttamente da Mario Camasso poco dopo l'omicidio del suo interessamento nel fatto di sangue. Altro elemento peculiare per la riapertura delle indagini fu una intercettazione in cui Mario Camasso si accordò con una donna poiché gli fornisse un finto alibi.

Nella difesa sono impegnati gli avvocati Francesco Liguori e Nicola Alessandro D'Angelo per gli imputati; Ferdinando Letizia per le costituite parti civili.

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