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Cronaca Marcianise

Boss "venduto" in carcere ed ucciso: condannati Belforte e il suo sicario

Vent'anni a testa per Mimì Mazzacane e Felice Napolitano per l'omicidio di Angelo Piccolo avvenuto fuori ad un ristorante

Sconto di pena per il boss dei Mazzacane Domenico Belforte, difeso dall'avvocato Massimo Trigari, e per Felice Napolitano, difeso dall'avvocato Franco Liguori, per l'omicidio di Angelo Piccolo, boss della fazione rivale dei Quaqquarone. La Corte d'Assise d'Appello ha riconosciuto le attenuanti generiche per entrambi gli imputati rideterminando la pena in 20 anni di reclusione (in primo grado erano stati condannati a 30).

La sentenza è stata pronunciata pochi minuti fa. L'omicidio avvenne all'esterno di un ristorante a Casoria nel 1996 nell'ambito della faida tra i Piccolo ed i Belforte per il dominio sul comprensorio di Marcianise. Poco prima del delitto i fratelli Belforte, Domenico e Salvatore, strinsero in carcere, durante un periodo di detenzione comune, un patto con Felice Napolitano, alias Capitone, fino ad allora killer del clan Piccolo, che avrebbe svolto un ruolo da infiltrato per l'uccisione del capoclan, Angelo Piccolo.

L'accordo venne sancito e Napolitano a fine '94 venne scarcerato e da quel momento iniziò una vera e propria carneficina che culminò nell'omicidio di Piccolo. Il pretesto fu un appalto vinto a Marcianise da una ditta di Casalnuovo. Secondo il racconto del collaboratore di giustizia Orlando Lucariello: "Capitone disse ad Angelo Piccolo che un malavitoso di Casalnuovo voleva parlare direttamente con lui per chiudere l'estorsione relativa a questo appalto". L'appuntamento fu fissato fuori un ristorante a Casoria. Appena entrò in auto Piccolo venne freddato. 

Secondo la ricostruzione di Lucariello, inoltre, Napolitano sarebbe transitato nelle fila dei Belforte dopo il rifiuto da parte di Angelo Piccolo di un'offerta, fatta da Capitone, da "100 milioni per fare uccidere Domenico Belforte da un albanese detenuto con lui".  


 

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