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Cronaca Gricignano di Aversa

"Francesca si poteva salvare". La relazione dei periti 'inchioda' i medici

La ragazza morta a 29 anni mentre portava in grembo 3 gemelli. Ritardi nella diagnosi hanno provocato la diffusione dell'infenzione che ne ha poi provocato il decesso

Francesca Oliva si sarebbe potuta salvare”. E’ quanto hanno messo nero su bianco i tre periti nominati dal giudice Roberta Carotenuto del tribunale di Santa Maria Capua Vetere nella relazione conclusiva sulla delicata vicenda che ha coinvolto la giovane ragazza di Gricignano, morta a 29 anni mentre portava avanti una gravidanza trigemellare. Ma secondo quanto evidenziato da Antonio Oliva, Vincenzo Arena e Giovan Battista Serra la maggior parte delle colpe sarebbe da attribuire al personale dell’ospedale San Giuliano di Giugliano, dove la ragazza era stata trasportata ad inizio maggio del 2014.

Per i periti “si ravvisano responsabilità in capo al personale medico per la gestione pre e post operatoria”. Francesca Oliva, infatti, fu sottoposta ad un intervento di cerchiaggio cervicale per minimizzare il rischio di parto pre-termine. Ma il problema non fu questo, quanto “aver omesso controlli ematologici ed aver dimesso la paziente” nonostante il dato molto basso dei globuli bianchi. Una colpa, quella dei medici, che, per i periti, diventa più pesante nel momento del nuovo ricovero (dopo pochi giorni) nello stesso ospedale, in cui non sarebbe stato effettuato un riscontro puntuale delle condizioni della paziente che avrebbe permesso una “più precoce diagnosi del processo infettivo in atto” e permesso, dunque, di scegliere più facilmente la cura esatta per permettere a Francesca di salvarsi.

Perché, come scrivono i periti, “la mancata prescrizione di idonea terapia ha determinato la conseguente diffusione del quadro infettivo, lasciando incontrastato il successivo quadro patogenetico osservato nella seconda fase della vicenda” scrivono i periti riferendosi al successivo ricovero alla clinica Pineta Grande di Castel Volturno. Dove, a loro dire, ci sarebbe stato “un ritardo di 24 ore nella formulazione della diagnosi” che, però, non avrebbe causato il decesso. “Anche se l’Unasyn (antibiotico, nda) fosse stato effettuato il primo giorno, si reputa che ci si potesse trovare in una condizione di sepsi materna in uno stadio avanzato, rendendo il decesso della signora Oliva comunque non più evitabile”.

L’udienza del processo a carico di 14 imputati (Stefano Addeo, Renato Brembo, Gerardo Buonanno, Vincenzo Cacciapuoti, Gerardo Cardone, Giuseppe Ciccarelli, Giovanni De Carlo, Antonio Della Gala, Giuseppe Delle Donne, Pasquale Favale, Pietro Granata, Giuliano Grasso, Crescenzo Pezone ed Antonio Russo) è stata aggiornata ad ottobre quando inizieranno le discussioni. Nel collegio difensivo sono impegnati gli avvocati Giuseppe Stellato, Claudio Sgambato, Giovanni Abbate. La parte civile è rappresentata dagli avvocati Raffaele Costanzo e Francesco Lettieri.

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