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Cronaca

Pizzaiolo ucciso dall'amico, la difesa si gioca la carta dell'omicidio colposo

Per gli avvocati di Zampella il delitto non era doloso e chiedono lo sconto di pena

L'esclusione dell'ipotesi di "dolo" per riportare la drammatica morte di Marco Mongillo nei "canoni" dell'omicidio colposo. E' questa la richiesta avanzata nel corso del processo d'Appello svoltosi oggi a Napoli dagli avvocati Giuseppe Foglia e Michele Di Fraia, che difendono Antonio Zampella, il ragazzo accusato di aver ucciso il suo amico pizzaiolo di Caserta. Ed è proprio in punta di diritto che si gioca il processo in secondo grado dopo la condanna emessa dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere a 19 anni ed 8 mesi per il giovane killer.

Un piccolo spiraglio per Zampella era stato aperto, nella precedente udiuenza, dallo stesso procuratore generale che aveva avanzato una richiesta di pena inferiore a quella inflitta in primo grado (16 anni) avanzando l'ìpotesi del 'dolo eventuale'. Che, ora, gli avvocati dell'imputato vorrebbero far diventare omicidio colposo per poter ottenere un ulteriore sconto della pena per il loro assistito. 

Mongillo, giovane pizzaiolo, fu ucciso in un appartamento del rione Santa Rosalia a Caserta nel luglio di due anni fa con un colpo di pistola alla testa. Il killer Zampella ha sempre parlato di un gioco finito male, una tesi che non ha mai convinto la Procura in un delitto che ha tanti punti ancora oscuri e che resteranno probabilmente tali anche dopo la morte di Vincenzo Mongillo, il fratello di Marco, presente al momento dell'omicidio e che si è suicidato pochi mesi dopo non riuscendo a sopportare il peso enorme di quanto accaduto. 

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