Omicidio Mollicone: "Serena colpita e soffocata. Coinvolti terzi rimasti ignoti"
Le motivazioni della sentenza di assoluzione per i Mottola: "Indizi non sorretti da prove"
Serena Mollicone è stata uccisa ma "numerosi elementi indiziari, costituenti tasselli fondamentali dell'impianto accusatorio del pubblico ministero, non sono risultati sorretti da un sufficiente e convincente compendio probatorio". Così i giudici della Corte d'Assise di Cassino, presieduta da Massimo Capurso, nelle 240 pagine di motivazioni della sentenza di assoluzione nei confronti dei 5 imputati: l’ex comandante della caserma dei carabinieri di Arce Franco Mottola, la moglie Annamaria, il figlio Marco (tutti di Teano) e i due carabinieri Vincenzo Quatrale e Francesco Suprano.
Per i giudici "può dirsi senz'altro acclarato che Serena Mollicone è stata vittima di una condotta omicidiaria commessa da una o più persone'' che si è manifestata in una prima azione lesiva, ''consistita in un'azione contusiva alla testa, nella zona sopraccigliare sinistra, a seguito della quale la giovane ha riportato un trauma cranico, produttivo di perdita di coscienza; successivamente Serena è con ogni probabilità deceduta per asfissia meccanica da soffocazione esterna diretta, probabilmente attraverso l'ostruzione delle vie aeree con il nastro adesivo e la chiusura del capo con il sacchetto di plastica. Non possono essere del tutto escluse ipotesi alternative in ordine alle modalità con cui sia stata provocata l'asfissia e che solo post mortem il volto sia stato avvolto con il nastro adesivo rinvenuto''.
Dal dibattimento, però, non sono emersi "indizi gravi, precisi e concordanti sulla base dei quali possa ritenersi provata, oltre ogni ragionevole dubbio, la commissione in corso da parte degli imputati della condotta omicidiaria contestata" pur essendo "emersi consistenti e gravi elementi indiziari nei quali si deve necessariamente desumere l’implicazione nella commissione del delitto in esame di soggetti terzi, che sono rimasti ignoti", scrivono ancora i giudici.
Per la Corte "l'ipotesi più ragionevole, in quanto sorretta da evidenze scientifiche, è infatti che Serena sia morta nella notte tra il 1 giugno 2001 e il 2 giugno e che l'ovideposizione delle larve sul suo corpo sia avvenuta all'albeggiare del 2. Tanto posto, anche ammesso che Serena possa aver perso conoscenza per un lungo periodo di tempo (ipotesi esclusa da alcuni consulenti medico-legali), appare difficile ipotizzare che la stessa, dopo aver subito il trauma al capo intorno alle 11 di mattina, come sostenuto dal pm, sia stata tenuta dagli imputati in tale stato sino alla notte, presso uno degli alloggi della caserma a loro disposizione, con il duplice rischio che la medesima potesse riprendersi e, soprattutto, che qualcuno venisse a cercarla", si legge ancora nelle motivazioni della sentenza.
Tra gli altri passaggi si evidenzia quello sulla testata alla porta. "Si ritengono in particolare convincenti le critiche formulate dai consulenti medico legali delle difese, i quali, valorizzando la prima consulenza tecnica della dottoressa Conticelli, hanno sostenuto l'incompatibilità tra il quadro lesivo presentato da Serena e l'impatto contro la superficie piatta e ampia (come una porta appunto), ciò in particolare in assenza di altre lesioni, che siano oggettivamente indicative di una colluttazione, nonché dell'afferramento e della violenta spinta della vittima contro la porta. D'altronde - si legge nelle motivazioni - l'ipotesi dell'impatto della testa di Serena contro la porta in giudiziale sequestro non si ritiene neanche univocamente dimostrata dalle consulenze merceologiche e genetiche".