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Cronaca Teano

Serena fu uccisa nella caserma dei carabinieri: tracce di legno incastrano il killer

I Ris non hanno dubbi sui frammenti: "Sono quelli della porta dell'abitazione dei Mottola"

Pochi dubbi, pochi giri di parole. Serena Mollicone fu uccisa nella caserma dei carabinieri ad Arce. Lo hanno confermato i carabinieri del Ris nel corso del processo - nel quale sono imputati per omicidio il maresciallo Franco Mottola, sua moglie Annamaria e suo figlio Marco, tutti di Teano - dinanzi alla corte d'Assise del tribunale di Cassino. 

La prova - per gli esperti della scientifica dell'Arma - sarebbe contenuta in un sacchetto di plastica posizionato sulla testa della studentessa uccisa nel 2001. "Le indagini condotte supportano l'ipotesi che la porta sequestrata (quella dell'appartamento di servizio della famiglia Mottola) sia la superfice contro la quale ha impattato il capo di Serena Mollicone", hanno dichiarato i Ris. Ci sono voluti anni e soprattutto nuove tecniche scientifiche per arrivare a trovare importanti tracce, 139 per la precisione, che gli esperti del Ris sono riusciti ad isolare. Per arrivare ad individuare il passo falso commesso dall'assassino di Serena. 

Ma cosa hanno scoperto il colonnello Rosario Casamassima, il colonnello Fernando Scatamacchia e il luogotenente Vittorio Della Guardia? Secondo quanto riferito da FrosinoneToday si tratterebbe di microtracce "di particolare interesse, in quanto coerenti per morfologia e composizione con il materiale costituente la porta. Tali microframmenti - si legge nella relazione consegnata alla Procura di Cassino nel 2018 - sono risultati riconducibili non solo al legno ma anche agli altri materiali presenti all'interno della struttura della porta, in particolare alla colla utilizzata per l'incollaggio dell'impiallacciatura al pannello in trucilato ed a una delle resine utilizzate come finitura superficiale".

E ancora. "Il maggior numero di microtracce rinvenute è risultato coerente dal punto di vista chimico e morfologico con gli strati più profondi della porta (legno e colla) e in misura molti ridotta con quelli superficiali (resina impiegata per la finitura superficiale della porta)". I carabinieri non hanno dubbi che la porta coincida: "sono state condotte una serie di simulazioni (dette transfer test) tese a verificare la tipologia dei frammenti che si originano a seguito dell'impatto ricostruito dalla professoressa Cristina Cattaneo e valutare se e come questi, successivamente, possano trasferirsi sui capelli. I risultati ottenuti dalle analisi dei frammenti prodotti consentono di concludere che i frammenti rinvenuti sui nastri adesivi che avvolgevano il capo di Serena Mollicone sono coerenti per morfologia, composizione e numero con quelli rinvenuti al termine del transfer test".

Una microparte di natura lignea è stata rinvenuta "sul filtro dell'acqua di lavaggio dei capelli della salma". Non sono questi gli unici elementi che hanno portato gli inquirenti a stabilire che Serena Mollicone è stata aggredita all'interno della caserma. C'è un altra traccia, di rilevante importanza, che è stata 'trattenuta' sul nastro isolante utilizzato dagli assassini per fissare il sacchetto sulla testa della sventurata diciottenne. "E' emersa la presenza di un frammento di vernice epossidica bicomponente di colore bianco, caratterizzato dalla presenza, su una delle due superfici, da macchie circolari di colore rosso-bruno risultate coerenti con macchie di ruggine. Tale traccia è stata ritenuta di particolare interesse - si legge ancora nella relazione - in quanto trattasi di una vernice impiegata per particolari applicazioni, soprattutto nell'ambito della verniciatura di oggetti metallici esposti all'aperto".

"Le indagini hanno consentito di determinare che la vernice della copertura metallica della caldaia, presente su uno dei balconi dell'alloggio sotto sequestro, è caratterizza dalla medesima composizione chimica del materiale costituente la traccia di vernice bianca rinvenuta sui nastri adesivi che avvolgevano il capo della vittima". Questa la prova. 

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