Serena Mollicone morta per soffocamento: "Uccisa in caserma dopo colluttazione"
Per i periti le ferite sul corpo della ragazza corrispondono ai danni della porta dell'abitazione dei Mottola
Serena Mollicone è morta per asfissia. Lo ha dichiarato l'antropologa forense Cristina Cattaneo, che per un anno e mezzo ha analizzato il corpo della 18enne di Arce dopo la riesumazione avvenuta nel 2016, nel corso del processo in Corte d'Assise a Cassino nel quale sono imputati il maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, sua moglie Annamaria e suo figlio Marco, tutti di Teano.
Il medico legale ha parlato di "ecchimosi e contusioni avvenute quando c'era attività vitale, strattonamenti, pugni che hanno lasciato segni evidenti. Il trauma cranico alla fronte sinistra, che ha dato vita ad una violenta emorragia, è stato provocato da un urto contro una superfice piana e più grande del cranio. Lo zigomo e la fronte sinistra di Serena Mollicone si adagiano in maniera completa con il danno rilevato sulla porta. L'incastro replica perfettamente quella che è l'arcata sopracigliare con la parte più profonda del danno rilevato sulla porta".
Per i periti della Procura, Cristina Cattaneo e Remo Sala, non ci sono dubbi: l'arma dell'aggressione a Serena Mollicone è stata la porta dell'alloggio in uso alla famiglia Mottola. Anche se gli accertamenti medico legali sull'encefalo rivelano che il trauma cranico non è stato mortale e che il decesso, anche in base alle lesioni cardiache, è intervenuta per asfissia meccanica, quindi per soffocamento.
Un altro importante elemento emerso nel corso della deposizione è che l'aggressione sarebbe avvenuta tra le 11 e le 11.40 del 1° giugno del 2001. Quindi proprio nel lasso di tempo in cui Serena fu vista entrare nella caserma di Arce, dove sarebbe stata aggredita da uno dei componenti della famiglia Mottola.