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Cronaca Teano

Omicidio Mollicone, il giallo della relazione scomparsa per 5 mesi

Il luogotenente Sperati riferisce dei sospetti su Tuzi che con la sua testimonianza ha dato la svolta alle indagini

La relazione del maresciallo Gaetano Evangelista è rimasta chiusa in un cassetto per cinque lunghissimi mesi senza che l'autorità giudiziaria venisse a conoscenza degli importanti risvolti investigativi in essa contenute. Lo ha riferito il pubblico ministero Maria Beatrice Siravo nel corso dell'udienza, celebrata in Corte d'Assise a Cassino, per l'omicidio di Serena Mollicone per il quale sono sotto processo il maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, suo figlio Marco e sua moglie Annamaria, tutti di Teano.

Nel corso dell'udienza è stato ascoltato il luogotenente Marco Sperati, uno degli investigatori che ha preso parte alle indagini sull'omicidio della studentessa di Arce. Il magistrato ha chiesto al sottufficiale dell'Arma per quale motivo si è dovuto attendere ben cinque mesi prima che qualcuno si decidesse ad informare la Procura di Cassino sugli importanti elementi raccolti dal comandante della stazione dei Carabinieri che aveva preso il posto del collega Franco Mottola. La risposta alla domanda non è arrivata perché il teste non ha saputo fornire una spiegazione. Unico dato certo è che solo il 26 marzo del 2007 il documento è stato consegnato all'autorità giudiziaria che in poche ore ha convocato tutti i componenti della famiglia Mottola, il brigadiere Santino Tuzi e il luogotenente Vincenzo Quatrale. Il 28 marzo del 2007 la caserma di Arce è divenuta una sala di interrogatorio mentre la parte sovrastante che ospita gli alloggi di servizio, è stata passata al setaccio dai Carabinieri del Ris.

Ed in quella circostanza arrivò la prima svolta nell'inchiesta. "Santino Tuzi quella sera ci disse di aver visto Serena Mollicone in caserma la mattina del 1° giugno 2001. Fece una dettagliata descrizione della giovane, degli abiti e della borsetta che non è stata mai trovata - ha ricostruito il militare Sperati -. In quel momento ci siamo convinti del fatto che lui potesse sapere molto di più". Gli inquirenti dell'epoca (come ribadito anche dal colonnello Pietro Caprio, nel 2007 comandante del Reparto Operativo provinciale dei Carabinieri, durante l'escussione avvenuta il 17 ottobre scorso ndr) sospettavano che il brigadiere potesse essere direttamente coinvolto nella morte di Serena Mollicone. Per questo chiesero aiuto al luogotenente Vincenzo Quadrale (oggi imputato per il reato di istigazione al suicidio) di monitorarlo.

L'ex vice comandante della caserma ed amico intimo di Santino Tuzi ha quindi organizzato un incontro con il brigadiere che ignaro di essere intercettato ha invece confermato punto per punto le dichiarazioni. Di questa conversazione non è stata mai trovata traccia per anni. Il dialogo tra i due carabinieri è stato scoperto casualmente nel 2016 e inserito negli atti a distanza di otto anni.

Santino Tuzi il 9 aprile del 2008 ritratta. Riferisce di essersi sbagliato, quella ragazza che ha visto in caserma ad Arce il 1° giugno del 2001 non era Serena Mollicone. Un dietro front che, però, non convince i magistrati che decidono di riascoltarlo. Ma Tuzi si tolse la vita con la pistola d'ordinanza.

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