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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca Teano

Omicidio Mollicone, spunta intercettazione di Tuzi: "Ho visto una ragazza"

L'audio del militare morto suicida diffuso nel corso del processo alla famiglia Mottola. La rivelazione ad un suo superiore

"Ho visto una ragazza anche se non l'ho detto a nessuno". Questa è la rivelazione che Santino Tuzi fa al superiore Vincenzo Quatrale, all'epoca della morte di Serena Mollicone, vice comandante della stazione di Arce, nel corso di un'intercettazione ambientale. Il colloquio viene 'creato' dai carabinieri del comando provinciale di Frosinone che insieme alla Procura di Cassino da qualche settimana hanno riaperto le indagini. E' il giorno 8 aprile del 2008 e nella Lancia Libra di Vincenzo Quatrale viene posizionata una microspia. Il sottufficiale sa perfettamente che da quel dialogo dipendente anche la sua posizione lavorativa. 

Lo riferiscono i colleghi di FrosinoneToday. "Tuzi devi dirmi la verità. Perchè da qualche giorno non mi fanno più salire in Procura. Sei stato ascoltato dalla Perna, che hai detto?"  chiede Quatrale al collega. Le risposte di Tuzi sono quasi sempre vaghe, come se avesse ben compreso che dietro quel sollecito al parlare ci fosse altro. Un'ora di 'non ricordo, forse, boh, non so' e poi il colpo di scena: "Quel giorno ho visto una ragazza ma non l'ho detto a nessuno".

Non dice il brigadiere che ha visto Serena Mollicone. O almeno non lo riferisce al superiore. Lo dirà 24 ore dopo al magistrato Maria Perna, sostituto procuratore. Alla stessa riferisce dettagli, particolari, circostanze che inducono lo stesso inquirente a chiedere un confronto tra Santino Tuzi e Franco Mottola. Un faccia a faccia che non avverrà mai perché tre giorni dopo questa intercettazione il brigadiere si toglierà la vita con un colpo di pistola la petto. 

Un dialogo quello diffuso in aula che è circondato da una serie di misteri: il primo riguarda la sua 'sparizione' per anni. L'intercettazione, infatti, non viene allegata agli atti ed all'informativa che nel 2011 spinge i magistrati a chiedere l'archiviazione. A conclusione della conversazione tra Tuzi e Quatrale, quando il povero brigadiere va via, si percepisce, seppur non chiaramente, che Quatrale chiede ai colleghi in ascolto la conferma che tutto sia andato per il verso giusto. Il primo collega è Marco Sperati mentre sull'altro, il sostituto procuratore Maria Beatrice Siravo, ha ipotizzato possa essere il luogotenente Salvatore Pletto. Per questo motivo la parte finale del dialogo è stata riascoltata più volte nel corso della mattinata. Questo per fugare ogni dubbio (al momento tale resta) riguardo la posizione di Pletto che in sede di testimonianza ha negato di essere presente all'ascolto quell'8 aprile del 2008.

"Mio padre dal tono di voce si evince che è deluso, preoccupato, diffidente - spiega Maria Tuzi -. Lui che è sempre stato un uomo pieno di certezze e che trasmetteva certezze, sembra un bambino spaventato e chiaramente non dice tutta la verità al collega- Perchè non si fidava".

Il dibattimento è stato aperto con la richiesta di acquisizione, da parte del magistrato Maria Beatrice Siravo, di un articolo pubblicato sul quotidiano L'Inchiesta a firma della collega Alba Spennato, nel quale si ricostruisce la cronaca dell'udienza  di venerdì 10 dicembre, quando a testimoniare è stato il luogotenente Salvatore Pletto. A corredo dell'articolo una foto nella quale viene immortalato il sottufficiale dei Carabinieri mentre dialoga con i tre imputati della famiglia Mottola. Il magistrato ha ritenuto il comportamento, seppur non fuori legge, inopportuno e quindi da stigmatizzare. 

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