Omicidio Mollicone, indagini su false piste: "Intercettato anche il papà di Serena"

Tempo sprecato dietro a false piste per l'omicidio di Serena Mollicone, la ragazza uccisa ad Arce nel 2001. E' stato questo il centro dell'udienza celebrata dinanzi alla Corte di Assise di Cassino nel processo che vede imputati l'ex comandante della stazione di Arce, Franco Mottola, la moglie Annamaria, il figlio Marco (tutti di Teano) e due carabinieri all'epoca in servizio presso la caserma, Vincenzo Quatrale e Francesco Suprano.

A parlarne è stato il colonnello Gianluca Trombetti, all'epoca capitano della Compagnia Carabinieri di Pontecorvo. "La gravità dell'omicidio ed il modo con cui era stato occultato il cadavere rese ancor più necessaria l'attività di indagine ma fin da subito non riuscimmo a trovare una giusta pista. Per questo si decise unitamente alla Procura di indagare anche nell'ambito familiare. Lo stesso Guglielmo Mollicone fu oggetto di indagini con il posizionamento di microspie ambientali in casa. Anche le sue conversazioni telefoniche erano intercettate". 

Secondo quanto riferisce FrosinoneToday, l'ufficiale dell'Arma ha ricostruito anche il tanto contestato 'prelevamento' da parte del maestro Guglielmo durante la veglia funebre. "Ricordo con assoluta certezza di aver seguito un ordine dettato dall'autorità giudiziaria ma non ricordo di aver incaricato direttamente il maresciallo Mottola di questa cosa. Ricordo altresì che era una questione urgente".

Il testimone ha poi parlato della pista seguita a vuoto definendola 'una grande perdita di tempo' inerente l'esistenza di una presunta setta satanica. "Furono fatti tutti i riscontri del caso dopo le dichiarazioni di una donna che si definiva esperta di esoterismo e che ritenemmo non essere attendibile".