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Cronaca Villa Literno

L’omicidio ‘confessato’ in diretta ma le intercettazioni non sono utilizzabili

Il giudice esclude le registrazioni dall’indagine sull’imprenditore Sagliocchi: avrebbe sparato al cognato per difendere la sorella

Un omicidio commesso 41 anni fa, una 'questione di famiglia' ed intercettazioni telefoniche ed ambientali dichiarate inammissibili. Sono questi gli elementi della vicenda giudiziaria che vede coinvolto Michele Patrizio Sagliocchi, 72enne imprenditore di Villa Literno in odore di camorra con la fazione di Michele Zagaria, accusato dell'omicidio del cognato Antonio Miele avvenuto il 10 gennaio del 1980 a Villa Literno.

L’omicidio nella casa della sorella

Il magnate dei carburanti dell'agro aversano è stato considerato responsabile dal Pubblico Ministero Annalisa Imparato responsabile dell'omicidio di Antonio Miele consumatosi tra le mura domestiche dell'abitazione della sorella Michelina a Villa Literno, dove venne l'allora compagno della sorella venne freddato con un colpo di pistola in pieno volto che ne cagionò la morte. Secondo gli inquirenti Michele Patrizio Sagliocchi si sarebbe recato presso l'abitazione della sorella Michelina appostandosi attesa dell'arrivo del cognato Antonio Miele ed armato di pistola, una Colt modello Revolver Smith e Wesson, esplodeva un colpo di arma da fuoco nella regione sottorbitaria di Miele cagionandone immediatamente la morte sopraggiunta per una paralisi dei centri vitali encefalici con l'aggravante di aver commesso il delitto con un'arma da sparo e con premeditazione. Quest'ultima sarebbe consistita nell'aver monitorato i comportamenti della vittima registrandone le conversazioni mediante una 'cimice' nella cornetta del telefono e nell'aver acquistato un revolver calibro 38 Colt eseguendo il fatto omicidiario con modalità tali da far ricadere la responsabilità sulla sorella assicurandosi così l'impunità.

L’altra indagine sull’imprenditore

Il procedimento a carico di Sagliocchi, difeso dagli avvocati Ferdinando Letizia e Giovanni Cantelli, per il grave fatto di sangue avvenuto 41 anni fa nasce da un segmento di un'attività investigativa condotta dal Gruppo Investigativo Antiriciclaggio  del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza di Roma coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia nell'ambito del procedimento penale nel quale Sagliocchi risulta indagato per concorso esterno in associazione mafiosa per avvantaggiato il clan dei Casalesi in particolare la fazione di Michele Zagaria procedendo alla monetizzazione di assegni e cambiali quali proventi illeciti delle attività del clan camorristico.

Le confidenze di Sagliocchi intercettate

Nel corso dell'attività intercettiva è emerso che l'imprenditore liternese in ben cinque circostanze confidava a diversi interlocutori particolari sull'omicidio del cognato Antonio Miele allora compagno di Michelina Sagliocchi che all'epoca dei fatti se ne assunse la paternità delittuosa. Michelina, unica indagata e rea confessa che ammise ai carabinieri della stazione di Villa Literno che per reagire alle continue violenze ed angherie subite dal compagno e più volte denunciate poco dopo la mezzanotte del 10 gennaio 1980 attinse Miele con n colpo d'arma da fuoco esploso da una pistola calibro 38 regolarmente detenuta dalla donna.

La sorella assolta nel primo processo

Per tale evento delittuoso Michelina Sagliocchi venne assolta nel giugno del 1981 dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere perché il fatto non costituiva reato. Nelle dichiarazioni rese dalla donna evinse che la stessa impugnò la pistola per intimidire Miele e farlo desistere dal proposito di farlo entrare in casa pur subire ulteriori violenze e dall'arma partì il colpo che cagionò la morte dell'aggressore. A 41 anni di distanza le risultanze intercettive emerse per un procedimento penale diverso hanno portato alla luce una realtà diversa. Proprio attraverso l'ascolto delle conversazioni avvenute tra il mese di  giugno 2014 ed il mese di aprile 2015 presso  le due abitazioni in disponibilità a Sagliocchi sia a Pizzoferrato che Cassino dove stava scontando una misura cautelare custodiale, sono emersi elementi fortemente probanti del quadro indiziario a carico di Sagliocchi quale autore dell'omicidio del cognato Miele. Infatti in maniera del tutto spontanea dichiara di essere stato lui l'artefice dell'omicidio del compagno della sorella e che lo avrebbe ammazzato per liberare la congiunta dalle angherie che era costretta a subire dall'uomo.

“Questo qua andava di notte e la riempiva di botte"

In una conversazione con l’altra sorella Angelina afferma: "A quello il marito di tua sorella l'ho ucciso io... sai perché lo uccisi? Perché ci mandò a tua mamma, mia madre per mezzo di mio fratello Nicola" ed inoltre "perché questo qua andava di notte la riempiva di botte se la fotteva e compagnia bella...". Che Michelina Sagliocchi fosse oggetto di violenza continua trova riscontro nelle denunce rese agli uomini dell'Arma dove numerosi erano gli episodi di violenza anche carnale consumati alla presenza del figlio 11enne della donna nato da un precedente matrimonio oltre che lesioni e minacce. Un'onta continua che andava fermata a qualsiasi prezzo e di cui Michele Patrizio Sagliocchi se ne fece 'carico'. Benché tali captazioni risultino essere la prova della commissione dell'omicidio di Antonio Miele per mano dello stesso Michele Patrizio Sagliocchi la Prima Sezione della Corte d'Assise del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere presieduta dal giudice Roberto Donatiello sono state ritenute non inutilizzabili accogliendo la richiesta di inutilizzabilità delle medesime eccepita dalla difesa di Sagliocchi. La non correlazione tra i due procedimenti penali che vedono un unico protagonista ossia il magnate liternese è stato il punto su cui ha insistito la difesa. Tali captazioni infatti  vengono ricondotte quale sostegno probatorio di una diversa ipotesi di reato nell'ambito di un procedimento penale diverso e non correlato senza che poi le medesime intercettazioni siano supportate da idonee autorizzazioni da parte del GIP e da qui la censura dell'inutilizzabilità.

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