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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Pignataro Maggiore

Ucciso per vendetta dal clan, gli avvocati provano a smontare le tesi della Dda

L'Antimafia ha invocato 5 ergastoli per il delitto di Raffaele Lubrano

Proseguono le arringhe dei difensori nel processo con abbreviato per l'omicidio di Raffaele Lubrano, il figlio del capoclan Vincenzo ucciso dal clan dei Casalesi nel novembre 2002. Nel corso dell'udienza celebrata dinanzi al gup del tribunale di Napoli si è assistito alle arringhe degli avvocati Angelo Raucci e del difensore del collaboratore di giustizia Francesco Zagaria, alias Ciccio 'e Brezza. Si torna in aula a fine gennaio per la prosecuzione delle discussioni delle difese. 

Nel corso della sua requisitoria il pm della Dda Maurizio Giordano aveva invocato l'ergastolo per i boss dei Casalesi Michele Zagaria, Giuseppe Caterino e Francesco Schiavone, alias Cicciariello, ritenuti i mandanti dell'omicidio. Fine pena mai richiesto anche per i due specchiettisti del raid Salvatore Nobis ed Antonio Santamaria. Otto anni e 4 mesi, invece, la pena invocata per i collaboratori di giustizia Antonio Iovine e Francesco Zagaria, alias Ciccio 'e Brezza. Nel collegio difensivo sono impegnati anche gli avvocati Paolo Di Furia, Emilio Martino, Paolo Caterino, Pasquale Diana e Giuseppe Tessitore. 

La sera del 14 novembre 2002 Lubrano, dopo aver lasciato il suo studio di via Vittorio Veneto, mentre percorreva la strada a bordo di una Toyota Land Cruiser, diretta verso una zona periferica, veniva dapprima superato da un’Alfa Romeo 164 e poi bloccato nei pressi del Bar Giordano, dove i killer del commando iniziavano ad esplodere diversi colpi d’arma da fuoco. Lubrano, nel disperato tentativo di scampare all’agguato, riuscì ad invertire la marcia, tentando la fuga in direzione del centro abitato. I sicari, quindi, lo raggiunsero e lo finirono mentre tentava una disperata la fuga a piedi. Portato a termine l’efferato delitto, gli autori si dileguavano in direzione di Pastorano, abbandonando l’Alfa Romeo 164, risultata rubata ad Aversa il 12 novembre 2002, in località Arianova ove veniva successivamente rinvenuta bruciata con all’interno le armi poco prima utilizzate.

Secondo quanto ricostruito dalla Dda, Lubrano venne ucciso per vendicare l'omicidio di Emilio Martinelli, fratello del ras dei Casalesi Enrico ucciso da Lubrano ed i suoi sodali. A rivelare il retroscena era stato il collaboratore di giustizia Antonio Abbate durante il processo Spartacus e Martinelli ascoltò quelle parole collegato in videoconferenza. Uscito dal carcere si rivolse ai vertici del clan per ottenere la sua personale giustizia. 

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