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Cronaca

Ucciso nella movida, le ultime parole di Gennaro: "Mi hanno accoltellato"

La dinamica ricostruita dall'amico del cuore del 18enne di San Marco Evangelista. Gli amici di Ippolito provano a difenderlo: "Il coltello lo ha trovato a terra"

"Mi ha accoltellato". Lo ha gridato Gennaro Leone, 18enne di San Marco Evangelista, prima di finire a terra in via Vico a Caserta dopo essere stato ferito da un fendente sferrato da Gabriel Ippolito, 20enne di Caivano, a processo per l'omicidio. Lo ha confermato ai giudici della Corte d'Assise di Santa Maria Capua Vetere un amico della giovane vittima di una serata di follia nel cuore della Movida del Capoluogo. 

L'amico in aula: "Eravamo come fratelli"

L'amico del cuore di Gennaro - "eravamo come fratelli" - quella tragica sera d'agosto dell'anno scorso era presente in piazza. Ha spiegato che tutto è nato da una spallata tra Gennaro ed il fratello di Gabriel. Gli animi si sono accesi, poi la discussione è finita lì. Dopo una mezz'oretta il gruppetto di Caivano, Gabriel compreso, torna alla carica. Gennaro viene colpito da un pugno sferrato ancora una volta dal fratello di Gabriel. Poi il parapiglia con il 18enne che viene accoltellato ad una coscia. Un fendente che gli recide fatalmente l'arteria femorale, uccidendolo. L'amico di Gennaro ha chiarito che in quel frangente ha visto Gabriel allontanarsi dalla ressa poi tornare su Gennaro di corsa. Ha sentito l'amico gridare: "Mi ha colpito, mi ha accoltellato".

Gli amici del killer: "Coltello trovato a terra"

Una dinamica confermata anche da altri due - amici di Gabriel - presenti in via Vico. Uno di loro all'inizio della rissa si è dileguato. L'altro, invece, era presente e, pur confermando la dinamica, ha poi aggiunto di aver visto Gabriel raccogliere il coltello a terra e che non lo aveva nel marsupio: "Ho visto all'interno del marsupio quando ci ha messo dentro le chiavi di casa". 

Le intercettazioni

Nel corso dell'udienza, è stato ascoltato anche uno dei carabinieri che hanno condotto le indagini. In particolare, il militare ha riferito sulle intercettazioni che la difesa dell'imputato, rappresentata dall'avvocato Angelo Raucci, ha chiesto di acquisire al fascicolo dibattimentale. Il carabiniere ha chiarito le circostanze che hanno portato al riconoscimento dei protagonisti di quelle conversazioni: "Si chiamavano per nome", ha spiegato ai giudici. Si torna in aula ad inizio luglio. 

Leone, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, venne accoltellato ad una gamba durante una lite per futili motivi. Uno sguardo di troppo, le parole che diventano grosse, le minacce ed infine il fendente che gli recise l'arteria femorale. Dopo l'accoltellamento rimase a terra, in via Vico, nella zona dei baretti, venendo soccorso prima da alcuni passanti, poi la corsa in ospedale dove purtroppo il suo cuore smise di battere qualche ora più tardi. Nel processo i familiari di Gennaro Leone si sono costituiti parte civile con l'avvocato Alfredo Plini mentre il Comune di Caserta si è costituito con l'avvocato Carolina Mannato.

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