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Cronaca Marcianise

Estorsioni e lupare bianche dei Belforte: in 5 verso l'abbreviato

Il rito alternativo annunciato dal boss Domenico Belforte e dalla moglie Maria Buttone

Estorsioni e due omicidi. Si decideranno a dicembre le sorti del boss Domenico Belforte e della moglie Maria Buttone, imputati, insieme ad altri tre esponenti della cosca dei Mazzacane, per gli omicidi di Angela Gentile e di Antonio Piccirillo, oltre che per alcune estorsioni ad imprenditori e commercianti. Nel corso dell'ultima udienza si è assistito ad un mero rinvio ma già in quella in programma a dicembre, come annunciato da alcuni avvocati difensori, dovrebbero essere formulate le richieste di rito abbreviato, che dovrebbero riguardare tutti gli imputati coinvolti. 

IL RUOLO DI MARIA BUTTONE

Belforte e la moglie sono accusati di omicidio come mandanti dell’assassino di Angela Gentile, la donna che avrebbe avuto una relazione con il boss e che per questo venne eliminata. La procura antimafia ha chiesto quindi il rinvio a giudizio per i coniugi, mettendo in risalto soprattutto la figura di Maria Buttone. Secondo i magistrati la donna, 59 anni, non era una semplice aderente al clan, ma lo ha “diretto e promosso” dal 29 aprile 2016 al novembre 2017.

LE ESTORSIONI

Nella stessa inchiesta rischia il processo anche Alessandra Golino, 32enne convivente di Salvatore Belforte, figlio di Domenico. Insieme alla Buttone avrebbe obbligato due imprenditori a pagare il pizzo, circa 8mila euro, in occasione del Natale del 2016. Una seconda estorsione da mille euro sarebbe avvenuta ai danni di una agenzia di pompe funebri.

L’OMICIDIO PICCIRILLO

Le indagini si sono concentrate anche su un secondo omicidio irrisolto, quello del netturbino Antonio Piccirillo, ucciso nel marzo 1996 per una disputa sulle affissioni elettorali a Caserta. Secondo la Dda, che ne ha chiesto il rinvio a giudizio, ad ammazzarlo sarebbero stati Antonio Bruno ed un altro esponente della cosca.  


 

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