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Cronaca Gricignano di Aversa

Scontro in aula sulla 'cartella clinica manipolata' dopo la morte di Francesca Oliva

Mancano all'appello gli ultimi testimoni (tra cui una infermiera della clinica). Il giudice potrebbe anche chiedere un'altra consulenza. Il nodo dell'antibiotico che per la Procura non sarebbe stato somministrato

E’ stata un’altra udienza molto tesa quella che si è tenuta davanti al giudice del tribunale di Santa Maria Capua Vetere Carotenuto per la morte di Francesca Oliva, la 29enne di Gricignano d’Aversa deceduta alla clinica Pineta Grande di Castel Volturno per setticemia mentre era incinta di tre gemelli (uno solo dei quali è sopravvissuto). Lo scontro in aula tra il pubblico ministero Cozzolino e gli avvocati difensori dei 14 indagati è stato incentrato soprattutto sulla bontà della cartella medica che, secondo i consulenti della Procura, sarebbe stata modificata successivamente al decesso, con l’inserimento di una dose di antibiotico che, in realtà, non sarebbe stato dato alla ragazza al momento del suo arrivo alla clinica Pineta Grande.

Oggi in aula è stato ascoltato un maresciallo dei carabinieri di Mondragone che ha effettuato gli accertamenti in clinica e nella società che aveva realizzato il software utilizzato per inserire i dati della cartella clinica, mentre è stata rinviata alla prossima udienza la testimonianza di un’infermiera della struttura sanitaria di Castel Volturno; non è escluso che nella prossima udienza il giudice decida di affidare una nuova consulenza tecnica per verificare se c’è stata, o meno, la manipolazione della cartella clinica. L’ipotesi è emersa nel corso del dibattimento ed ha già portato la famiglia della ragazza a presentare una denuncia, tramite l’avvocato Raffaele Costanzo, che ha fatto partire un’indagine parallela.

Il nodo principale è la somministrazione dell’Unasyn (antibiotico), che i medici, stando a quanto scritto, avrebbero dato a Francesca Oliva, ma che, in realtà, sarebbe stato inserito successivamente nella cartella clinica. Secondo il consulente della Procura, l’antibiotico, pur inserito tre volte nel diario medico, non sarebbe stato mai somministrato alla paziente.

Sotto processo per la morte di Francesca Oliva ci sono Stefano Addeo, Renato Brembo, Gerardo Buonanno, Vincenzo Cacciapuoti, Gerardo Cardone, Giuseppe Ciccarelli, Giovanni De Carlo, Antonio Della Gala, Giuseppe Delle Donne, Pasquale Favale, Pietro Granata, Giuliano Grasso, Crescenzo Pezone ed Antonio Russo.

Tra qualche mese, dunque, si potrebbe conoscere una verità sul decesso di Francesca Oliva, la giovane mamma che morì per setticemia mentre portava in grembo tre gemelli (solo una femminuccia è sopravvissuta). Era il 24 maggio del 2014. Francesca era stata ricoverata prima all’ospedale di Giugliano e poi alla clinica di Castel Volturno. Dopo le minacce di aborto, il suo medico, il 7 maggio, le aveva praticato un cerchiaggio cervicale a fronte della presenza di una significativa leucocitosi con neutrofilia del 77%, emersa dagli esami del sangue. Era in atto una contaminazione batterica. Qualche giorno dopo, uno dei suoi tre bambini, il maschietto, morì. Nessuno, però, se ne accorse, nonostante l’ecografia eseguita. E così Francesca venne trasferita d’urgenza, il 19 maggio, alla clinica “Pineta Grande”. Il 22 maggio la sua condizione di salute precipitò. La febbre altissima venne curata con antibiotici inidonei (secondo la ricostruzione della Procura). Il 23 maggio si decise, infine, di operare il cesareo, per far nascere i bambini alla venticinquesima settimana di gestazione. Il maschietto era già morto, mentre una delle due femmine, Giorgia, sopravvisse al parto, ma morì dopo 24 ore per scarsa maturità dell’apparato respiratorio. L’unica sopravvissuta fu una bambina, Maria Francesca, trasferita all’ospedale “Santobono” di Napoli e salvata dai medici di quella struttura.

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