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Cronaca Marcianise

Omicidio nella faida di camorra, 4 arresti: incastrati dal Dna

Risolto dopo 25 anni l'omicidio di Luca Famiano

La Squadra Mobile della Questura di Caserta, con la collaborazione delle Squadre Mobili di Milano, L’Aquila, Parma e Nuoro, ha dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip presso il Tribunale di Napoli, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di quattro persone, ritenute gravemente indiziate di omicidio pluriaggravato in concorso. Si tratta di un delitto che, commesso con premeditazione, è stato realizzato al fine di agevolare il clan “Piccolo-Letizia” di Marcianise e “Perreca” di Recale. La persone colpite dalla misura sono Antimo Mastroianni (56enne di Recale), Achille Piccolo (46enne di Caserta), Antimo Perreca (64enne di Recale) e Achille Piccolo (43enne di Caserta).

La faida di camorra 

Il delitto si inquadra nell’ambito della cruenta faida che, al fine di stabilire il predominio criminale su Caserta e comuni limitrofi, ha visto fronteggiarsi per oltre un ventennio, dal 1986 al 2007, due potenti fazioni camorristiche: il gruppo “Belforte” alias “Mazzacane”, di estrazione cutoliana, e il gruppo “Piccolo-Letizia” alias “Quaqquaroni”, confederato con il clan “Perreca” di Recale. Al tempo, lo scontro tra i clan raggiunse livelli di violenza tali che, nel gennaio del 1998, indussero l’allora prefetto di Caserta ad emettere quella che fu battezzata come “il coprifuoco anti-camorra”, ovverosia un’ordinanza, prima del genere dalla seconda guerra mondiale, con la quale fu disposta per 20 giorni la chiusura di bar e circoli a Marcianise dopo le ore 22.

L'agguato

In tale cornice criminale, come ricostruito dalla Squadra Mobile di Caserta, cui sono state delegate le indagini, il 31 luglio del 1996 Luca Famiano fu ucciso perché era transitato dal clan “Piccolo-Perreca” a quello rivale dei “Belforte”. In particolare, un gruppo di persone, incappucciate e armate di pistole e mitra, intorno alle ore 8 di quel giorno, tesero un agguato a Famiano nel mentre, in macchina con la sua convivente, si trovava nei pressi della propria abitazione di San Clemente, frazione di Caserta. Era seguito a ruota da un’altra macchina su cui viaggiavano suo cognato, la fidanzata e due sue nipoti. I criminali fecero fuoco all’impazzata sulle auto con i mitra e le pistole, determinando il quasi immediato decesso di Famiano, morto poco dopo in ospedale, e il ferimento grave delle sue nipoti. Dopo il raid, i delinquenti si dileguarono a bordo di un’auto scura di grossa cilindrata, poi risultata una Lancia Thema rubata alcuni giorni prima. Durante la fuga, detta autovettura fu notata e inseguita da una volante della Polizia che, tuttavia, non riuscì a fermarla a causa dell’azione di disturbo realizzata da un’altra macchina; per ciò, il relativo conducente fu arrestato. Tuttavia, poco dopo la Lancia Thema fu individuata, ormai abbandonata. Al suo interno furono sequestrati numerosi oggetti riconducibili ai killer, tra i quali passamontagna, guanti e altro, oltre ad alcune munizioni calibro 7.62x39 (il calibro tipico del kalashnikov). Poco distante sarebbe stato successivamente rinvenuto altro materiale, tra cui anche due dei mitragliatori che, come successivamente accertato, erano stati impiegati per l’agguato. Altro materiale ancora, tra cui anche dei teli di spugna e un passamontagna, fu rinvenuto all’interno dell’appartamento disabitato dal quale erano usciti i killer per effettuare l’agguato.

L'omicidio risolto grazie al Dna

Lo sviluppo delle indagini, forti anche del contributo delle dichiarazioni di importanti collaboratori di giustizia, è arrivato a una svolta allorquando, grazie ai più recenti progressi tecnologici nel campo della genetica forense, è stato possibile estrapolare frammenti di Dna su alcuni campioni biologici rinvenuti sugli effetti personali sequestrati nell’appartamento e nella macchina. A distanza di oltre 21 anni, infatti, è stato accertato che il Dna isolato corrisponde a quello di due dei quattro soggetti arrestati, in particolare Antimo Mastroianni e Antimo Perreca. L’integrazione di tale dato scientifico col restante corredo investigativo ha rafforzato il quadro accusatorio che vede responsabili i due Achille Piccolo e Antimo Mastroianni, quali esecutori materiali, e Antimo Perreca, quale mandante, dell’omicidio di Luca Famiano. Achille Piccolo (43enne) è stato rintracciato e catturato presso un’abitazione di Milano; pertanto, terminati gli atti di rito, è stato associato alle casa circondariale competente. Allo stesso tempo, Achille Piccolo (46enne), Antimo Mastroianni e Antimo Perreca sono stati raggiunti dalla misura presso le case circondariali di L’Aquila, Parma e Nuovo ove si trovano già ristretti per altra causa.

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