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Cronaca Mondragone

Uccide l'amico, 80enne racconta il rapporto d'amore e odio con la vittima

L'amicizia tra Pernice e Di Pilato iniziata a Napoli 30 anni prima. Una casa contesa la causa del delitto

Un'amicizia malata, un gioco di sottomissione ed un immobile conteso. Sono stati questi gli argomenti toccati da Francesco Pernice, 80 anni, sotto processo per l'omicidio di Pantaleo Di Pilato, 90 anni di Mondragone. 

Un rapporto tra amore ed odio

Pernice ha raccontato quel rapporto con la vittima alla Corte d'Assise presieduta dal giudice Giovanna Napoletano del tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Un rapporto strano che andava avanti da oltre 30 anni, cominciato a Napoli e proseguito a Mondragone. Un rapporto di "amore ed odio", una disparità enorme tra la vittima e l'imputato. Secondo il racconto di Pernice la mattina del delitto si era recato a casa dell'amico Di Pilato per portargli a spasso il cagnolino che lui stesso gli aveva regalato per tenergli compagnia. Lo faceva spesso, per una sorta di spirito mutualistico: "era solo ed era anziano". 

Una casa contesa

Un rapporto che però si era incrinato da tempo per via dell'immobile di Mondragone dove Di Pilato viveva. Secondo il suo racconto, quella casa, in cui avrebbe investito anche dei soldi, gli sarebbe spettata dopo la morte dell'amico. Ma Pernice scoprì che c'era una procura alla vendita dell'immobile intestata ad un nipote di Di Pilato. Un fatto per il quale si era sentito truffato. 

La lite e l'omicidio

Poi ci fu una lite. Secondo la versione di Pernice, difeso dall'avvocato Gabriele Gallo, Di Pilato gli avrebbe detto che l'acido sull'auto glielo aveva buttato lui e poi lo avrebbe aggredito anche fisicamente, provocando la reazione che è stata furiosa. Ha preso un coltello e si è accanito sul corpo del 90enne colpendolo con decine di fendenti. "Sono dispiaciuto per quanto accaduto, eravamo amici", ha detto Pernice ai giudici. 

Il processo riprenderà a fine gennaio. Secondo la ricostruzione dei carabinieri  l'omicida mentre discuteva con la vittima per vecchi dissapori mai risolti era stato colto dall'ira e con un'arma da taglio si era avventato su Di Pilato colpendolo più volte. Poi aveva lasciato l'abitazione in viale Marechiaro, richiudendo la porta dell'appartamento alle sue spalle. Venne ritrovato dai carabinieri di Mondragone ed a seguito di un lungo interrogatorio dei militari confessò il delitto.

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