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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Casal di Principe

Ucciso per vendetta dal clan: ergastolo a Schiavone

Per i giudici fu portavoce del boss ed ordinò l'agguato di Cecora

Fece da portavoce del fratello ordinando di ammazzare Gilberto Cecora. Per questo motivo Walter Schiavone, germano del capoclan Francesco Schiavone Sandokan, è stato condannato all'ergastolo in qualità di mandante del delitto, avvenuto a Casal di Principe nel 1994, nell'ambito della faida tra gli Schiavone e il gruppo scissionista di Giuseppe Quadrano. La Corte di Cassazione, infatti, ha rigettato il ricorso presentato dall'imputato confermando la sentenza pronunciata dalla Corte d'Assise d'Appello di Napoli.

Secondo la ricostruzione operata dai giudici della Suprema Corte il delitto avvenne nel corso della faida che si era aperta tra i due gruppi in cui si divise il clan dopo l'uccisione di Antonio Bardellino. Da una parte il gruppo di Francesco e Walter Schiavone, Raffaele Diana, Giuseppe Caterino, Michele e Vincenzo Zagaria, Francesco Bidognetti; e, dall'altro, quello di Ernesto Bardellino e Salzillo, poi guidato da Vincenzo De Falco, a sua volta assassinato nel '91, al quale aveva aderito, tra gli altri, Giuseppe Quadrano, nemico storico degli Schiavone e nipote di Cecora.

Il movente del delitto era costituito dalla decisione di vendicare l'omicidio di Valentino Guarino, persona vicina a Francesco Schiavone Cicciariello, al vertice dell'omonimo clan. E dal momento che Guarino abitava nella stessa strada di Gilberto Cecora questi venne sospettato di aver preso parte alla sua uccisione. Per questo motivo gli Schiavone avevano deciso di eliminare Cecora, anche per dare un segnale al gruppo criminale dei Quadrano.

I giudici hanno confermato, al netto di qualche discrasia, il racconto dei pentiti Francesco Cirillo, Luigi Diana, Domenico Bidognetti e Nicola Panaro che hanno concordato sul rivelare come il delitto fosse stato pianificato nel corso di una riunione in cui sarebbe stato Walter Schiavone a dare l'ordine di eseguire l'agguato. 

Per questo il ricorso è stato dichiarato inammissibile con la condanna di Schiavone al pagamento di 2mila euro in favore della Cassa delle Ammende. 

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