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Cronaca Santa Maria Capua Vetere

Antonietta, 5 anni di silenzio e quel grido inascoltato del figlio

Dalla scomparsa alla scoperta del cadavere: l’omicidio ancora senza un colpevole

“Venite qui, ho trovato un cadavere”. Sono passati cinque anni da quella scoperta che ha cambiato e, in parte distrutto, la vita di una intera famiglia. A due mesi e mezzo di distanza dalla denuncia di scomparsa, viene ritrovato alle spalle della stazione ferroviaria di Santa Maria Capua Vetere il corpo di Antonietta Afieri, 50 anni. Il cadavere ormai in decomposizione viene affidato agli esperti della Medicina legale che però hanno non poche difficoltà a recuperare indizi.

Il silenzio degli ‘innocenti’

Le indagini sono andate avanti tra mille difficoltà, soprattutto per il silenzio che ha circondato la morte. Nessuno si è mai fatto avanti, nonostante qualche spunto fosse stato dato (ma non direttamente agli inquirenti). La Procura della Repubblica ha focalizzato l’attenzione su tre uomini, collegati per motivi diversi alla donna. Anni di indagini che però non hanno portato ad un risultato interessante, al punto da mettere un punto (almeno per il momento) all’inchiesta.

Il grido inascoltato del figlio

In realtà, c’era chi ha continuano a parlare ed a spingere le indagini verso una donna. Si tratta del figlio di Antonietta, Niko Merola, che ha più riprese ha chiesto che venisse ascoltata Annamaria Sales, una donna che conosceva Antonietta e che, nell’immediatezza della scomparsa, aveva dichiarato di aver visto la donna mentre veniva picchiata da più uomini con una Fiat Punto verde, proprio nei pressi della stazione ferroviaria di Santa Maria Capua Vetere. Ma la Sales quella dichiarazione non l’ha mai confermata agli inquirenti che quindi non l’hanno mai verificata. E sarà un caso ma il cadavere di Antonietta fu ritrovato proprio poco distante da dove fu vista a metà giugno, prima di scomparire. In quel giorno che, secondo il medico legale, potrebbe essere stato anche quello della morte.

Una famiglia distrutta

E’ chiaro che il tarlo di quella donna che “sapeva ma non parlava” non ha mai abbandonato la testa di Niko Merola. Al punto da spingere il ragazzo, il 2 febbraio 2015, a recarsi a casa della Sales e minacciarla con una pistola per convincerla a raccontare agli inquirenti ciò che aveva visto. Una lite che finì nel sangue, con l’unica testimone (almeno secondo il pensiero di Merola) uccisa ed il figlio della Afieri in carcere, a scontare una pena di 14 anni per omicidio premeditato, ricettazione e porto abusivo di armi. Dopo 5 anni c’è solo una famiglia distrutta ed un killer che è ancora in libertà.

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