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Cronaca Santa Maria Capua Vetere

La lettera del boss alla vittima: il 'bluff' di Cicciariello per stanare Caterino

Schiavone scrisse alla sua “vittima designata” per cercare di rassicurarlo e fargli abbassare la guardia

Una lettera scritta di proprio pugno, fatta recapitare a quella che era la sua vittima designata. Così Francesco Schiavone Cicciariello aveva cercato di ‘truffare’ Sebastiano Caterino per fargli abbassare la guardia e riuscire ad ucciderlo con maggior facilità.

E’ quanto emerso dagli atti dell’indagine che ha portato i carabinieri del Nucleo Investigativo di Caserta ad arrestare 8 persone per il duplice omicidio di Sebastiano Caterino ed Umberto De Falco, avvenuto il 31 ottobre 2003 a Santa Maria Capua Vetere.

L’ordinanza di custodia cautelare ha raggiunto, oltre Cicciariello, anche Michele Zagaria, Enrico Martinelli, Giuseppe Caterino, Corrado De Luca, Pasquale Spierto, Claudio Virgilio ed Agostino Moronese, quest’ultimo unico a piede libero e residente a Santa Maria Capua Vetere.

Il boss "Cicciariello", uscito dal carcere di Spoleto aveva assunto la direzione criminale del clan e voleva punire Caterino che, scarcerato nel maggio 2002, aveva creato un gruppo autonomo. Caterino sapeva che questa sua mossa avrebbe creato problemi col clan dei Casalesi e proprio per questo non cadde nel tranello della “tranquillità” che gli era stata evocata dal boss Schiavone.

A ricostruire la vicenda sono stati diversi pentiti del clan dei Casalesi che hanno raccontato ai magistrati come Francesco Schiavone voleva riaffermare l’egemonia dei Casalesi nei confronti di coloro che ne avevano ostacolato l’ascesa.

Caterino era sicuro che su di lui erano puntati gli “occhi” dei boss e per questo era solito camminare con la scorta al seguito. Ma il 31 ottobre 2003 non riuscì a scappare al gruppo di fuoco che lo sorprese a Santa Maria Capua Vetere. Nell’agguato rimase ferito gravemente anche Umberto De Falco, che poi spirò dopo il ricovero in ospedale.

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