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Cronaca Santa Maria Capua Vetere

Il nipote del capoclan testimone per Zagaria

Capaldo chiamato dalla difesa dell'imprenditore. In aula sentito anche un sacerdote

E' considerato il nipote "prediletto" del boss Michele Zagaria ed è tornato libero lo scorso mese di novembre. Filippo Capaldo, già condannato per associazione di stampo mafioso, stamattina si è presentato al tribunale di Santa Maria Capua Vetere nella veste di testimone della difesa del ristoratore Alessandro Zagaria, coinvolto nell'inchiesta sulla corruzione e sugli appalti a Santa Maria Capua Vetere e Grazzanise, reati aggravati dal metodo mafioso.

Capaldo ha raccontato ai giudici del periodo di detenzione patito fino all'ultima scarcerazione. Poi su Alessandro Zagaria ha riferito: "Conosco Il Tempio. La mia famiglia si è sempre occupata della fornitura di bibite ed erano nostri clienti e noi eravamo clienti del ristorante". Poi è entrato nel dettaglio su alcune dichiarazioni del collaboratore di giustizia Massimiliano Caterino che tira in ballo Capaldo parlando dei suoi rapporti, illeciti, proprio con Alessandro Zagaria. "Conosco Caterino perché siamo stati coimputati nel processo Normandia e detenuti insieme. Ma dal 2009 non l'ho visto più. Non so perché mi tiri in ballo". 

Oltre a Capaldo sono stati ascoltati, sempre su sollecitazione dei difensori di Zagaria, gli avvocati Renato Jappelli ed Abet, un sacerdote di Casapesenna, don Vittorio Comandanto, parroco della chiesa di Santa Croce. "Alessandro ha frequentato la parrocchia dal 2008 - ha riferito il prete - Ma non era una frequentazione assidua, solo nelle feste principali. Conosco la famiglia perché hanno un ristorante vicino al Santuario. Ho sempre frequentato il locale senza nessun problema. Sono molto accorto nel frequentare i fedeli ma lì andavo senza problemi", ha concluso. 

Infine sono stati escussi anche due componenti della commissione di gara per i lavori di rifacimento della rete fognaria a Grazzanise che hanno affermato di "non conoscere Alessandro Zagaria". Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, invece, l'ex presidente della comunità montana Fabrizio Pepe ed il funzionario del comune di Grazzanise Maurizio Malena, coinvolti nell'inchiesta "The Queen", strettamente connessa con i fatti di cui al processo. 
 

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