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Cronaca Gricignano di Aversa

Nessun colpevole per la morte di Francesca: assolti tutti i medici

La 29enne morì per un'infezione mentre portava in grembo 3 gemelli

Nessun colpevole per la morte di Francesca Oliva. Il giudice Roberta Carotenuto della Prima Sezione Penale del tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha assolto con formula piena i medici di Pineta Grande e quelli dell'ospedale di Giugliano in Campania che ebbero in cura la ragazza, 29enne di Gricignano d’Aversa, morta mentre era in attesa di 3 gemelli.

Il giudice ha assolto per non aver commesso il fatto i ginecologi di Pineta Grande Stefano Addeo, Renato Ciro Bembo, Giuseppe Delle Donne oltre a quelli dell'ospedale di Giugliano in Campania Gerardo Buonanno, Vincenzo Cacciapuoti, Gerardo Cardone, Giuseppe Ciccarelli, Giovanni De Carlo, Antonio Della Gala, Pasquale Favale, Pietro Granata, Giuliano Grasso, Crescenzo Pezone e Antonio Russo. Tutti erano accusati a vario titolo di omicidio colposo. 

Il pubblico ministero Gerardina Cozzolino aveva invocato 4 anni di reclusione per Addeo e Delle Donne, due anni di reclusione per i medici dell'ospedale di Giugliano e l'assoluzione per Bembo. Richiesta a cui si era associato la parte civile, rappresentata dall'avvocato Raffaele Costanzo, chiedendo il riconoscimento dei danni. Ma hanno retto le tesi dei difensori supportati anche dalla perizia disposta dai giudici che di fatto hanno indicato quale unico responsabile un altro medico, deceduto nel frattempo. Gli imputati sono stati difesi dagli avvocati Claudio Sgambato,  Paolo Maria Di Napoli, Alfredo Plini, Giovanni Abate, Lorenzo Magnarelli. Prosegue invece il procedimento civile che si sta celebrando a Santa Maria Capua Vetere dinanzi al giudice Schiattarella. 

Francesca Oliva morì per setticemia mentre portava in grembo tre gemelli (solo una femminuccia è sopravvissuta). Era stata ricoverata prima all’ospedale di Giugliano e poi alla clinica di Castel Volturno. Dopo le minacce di aborto, il suo medico, il 7 maggio, le aveva praticato un cerchiaggio cervicale a fronte della presenza di una significativa leucocitosi con neutrofilia del 77%, emersa dagli esami del sangue. Era in atto una contaminazione batterica. Qualche giorno dopo, uno dei suoi tre bambini, il maschietto, morì. Nessuno, però, se ne accorse, nonostante l’ecografia eseguita. E così Francesca venne trasferita d’urgenza, il 19 maggio, alla clinica “Pineta Grande”. Il 22 maggio la sua condizione di salute precipitò. La febbre altissima venne curata con antibiotici inidonei (secondo la ricostruzione della Procura).

Il 23 maggio si decise, infine, di operare il cesareo, per far nascere i bambini alla venticinquesima settimana di gestazione. Il maschietto era già morto, mentre una delle due femminucce, sopravvisse al parto, ma morì dopo 24 ore per scarsa maturità dell’apparato respiratorio. L’unica sopravvissuta fu una bambina, Maria Francesca, trasferita all’ospedale “Santobono” di Napoli e salvata dai medici di quella struttura.

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