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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca Pignataro Maggiore

La morte di Borrelli rischia di restare senza un colpevole

L'operaio morì schiacciato da una pressa alla Rieter. Il processo può ricominciare da capo

Il processo per la "morte bianca" dell'operaio di 33 anni Lorenzo Borrelli, di Pignataro Maggiore, rischia di dover cominciare da capo, dopo una lunga serie di rinvii.

Ieri, dopo che il dibattimento era finalmente iniziato nei mesi scorsi a sei anni di distanza dalla tragedia che si verificò nella fabbrica Rieter Automotive (multinazionale elvetica dell'indotto Fiat) di Pignataro Maggiore, si è assistito all'ennesimo rimando, stavolta al 9 febbraio 2018 con la prescrizione ormai davvero prossima. L'udienza si è celebrata presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere dinanzi al giudice Anastasio, in assenza del magistrato titolare Linda Comella. I difensori degli imputati, vista l'assenza della giudicante titolare, hanno chiesto il rinvio non prestando il consenso all'utilizzo delle prove testimoniali già assunte in giudizio. Quindi, qualora il giudice Comella lasci l'incarico, il processo potrebbe iniziare da capo.  

Per la morte di Borrelli sono finiti a processo otto, tra dirigenti e capiservizio, della Rieter, indagati per omicidio colposo con l'aggravante della colpa cosciente, ma anche per negligenza. Alla sbarra sono finiti l’amministratore della Rieter Automotive Fimit, Andreas Gerhard Becker, ma anche di Piero Faccioli, Alfredo Ruggero, Claudio Insero, Maurizio Esposito, Giuseppe Merola, Giuseppe Laudisa e Raffaele Terracciano.

Lorenzo morì per colpa di un meccanismo inceppato della catena di montaggio. Si era infilato sotto la pressa che aveva perso l'aderenza delle ventose sui fogli bituminosi da prelevare, aveva inserito le braccia nell'ingranaggio e con un movimento rapido doveva interporre tra le ventose e il tappeto due bastoni di ferro.

Ma la macchina fu più veloce di lui. La pressa maledetta era difettosa e non era stata riparata dai responsabili. I funzionari dell'azienda, secondo la procura, sarebbero stati a conoscenza del guasto al macchinario. Gli otto imputati sono accusati, a vario titolo, di aver consentito l'utilizzo del macchinario nella catena Tandem provocando "la morte di Borrelli Lorenzo - si legge nel decreto del pm - che si interponeva tra la pressa e il foglio".

Borrelli aveva solo 33 anni, una moglie ed un bambino piccolo, costituiti parte civile con l'avvocato Carlo De Stavola. Nel collegio difensivo degli imputati, invece, ci sono gli avvocati Sperlongano, Botti, Vercelli, Fracchia e Casapulla.

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