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Cronaca Lusciano

Beccato in auto con 100 grammi di marijuana, 34enne condannato

La Cassazione conferma la decisione della Corte di Appello e rigetta il ricorso dell'avvocato

Confermata la condanna in Cassazione di Armando Marino, 34enne che fu beccato a Lusciano con 100 grammi di marijuana nell’auto. Lo scorso 23 settembre 2020 il Gup del Tribunale di Napoli Nord condannava l’uomo ad un anno, 4 mesi e 3443 euro di multa. Marino tramite l’avvocato aveva presentato ricorso alla Cassazione ma il ricorso è stato rigettato. Con sentenza del 15 gennaio 2021, la Corte di appello di Napoli, in parziale riforma della pronuncia di primo grado, rideterminava la pena in un anno di reclusione e 2.400 di multa, riconoscendo a Marino il beneficio della sospensione condizionale della pena e confermando nel resto la decisione del Gup.

L’avvocato aveva presentato ricorso per sottolineare l’assenza di elementi sintomatici di un’eventuale attività di spaccio e che poi il reato dovesse essere inquadrato nella fattispecie autonoma della lieve entità, conformemente ai criteri interpretativi elaborati dalla giurisprudenza di legittimità, secondo cui sono sussumibili nella previsione anche le ipotesi di piccolo spaccio, che si caratterizzano per la minore portata offensiva dell’attività illecita. 

Per il giudice però Il ricorso è infondato. E ripercorre praticamente tutto l’iter. Gli agenti procedevano a fermare il veicolo e, sotto il sedile passeggero occupato da Marino, rinvenivano una busta di cellophane trasparente contenente fiori di una sostanza erbacea, che, all’esito di narcotest, risultava essere marijuana per il peso complessivo di 100 grammi, mentre la successiva perquisizione presso l’abitazione del ricorrente consentiva di rinvenire un bilancino di precisione. La Corte di appello ha quindi condiviso le conclusioni cui era pervenuto il primo giudice circa la destinazione della droga sequestrata alla cessione a terzi, e ciò sia in considerazione dell’elevato dato ponderale (100 grammi di marijuana), non compatibile con la tesi di un uso esclusivamente personale, sia avuto riguardo al rinvenimento di uno strumento chiaramente utilizzato per la pesatura dello stupefacente. E ciò senza considerare che Marino, in sede di convalida dell’arresto, ha sostenuto di essere assuntore di cocaina, il che mal si concilia con la tesi dell’uso personale della droga sequestrata nell’ambito del presente giudizio (marijuana)”.

Quindi la Corte di appello sono emersi degli elementi che rimandano all’esistenza di una pur rudimentale struttura organizzativa dedita allo spaccio di droga. “A fronte di un apparato argomentativo non manifestamente illogico, non vi è dunque spazio per l’accoglimento delle censure difensive, che, senza invero smentire gli elementi fattuali valorizzati dalla sentenza impugnata, prospettano una differente valutazione di merito, che non è consentita in sede di legittimità”.
 

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