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Cronaca Castel Volturno

Affiliata al clan per colpa di un amore sbagliato, Fioriniello passa ai domiciliari

I giudici del Tribunale del Riesame accolgono l'istanza presentata dal legale della 33enne arrestata per detenzione e spaccio di droga con l'aggravante del metodo mafioso

Passa dal carcere ai domiciliari Mariana Fioriniello, 33enne affiliata al clan Mazzarella. La sostituzione della misura della custodia cautelare é stata disposta dal Tribunale del Riesame di Napoli dopo aver accolto l'istanza di sostituzione dell'avvocato Ferdinando Letizia, legale di fiducia della donna.

Fioriniello era detenuta presso la casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere per il reato di associazione finalizzata alla detenzione ed allo spaccio di sostanze stupefacenti con l'aggravante del metodo mafioso. Le manette scattarono a seguito di una maxi indagine dei carabinieri di San Giorgio a Cremano dello scorso gennaio che portò a ben 36 misure cautelari tra i vertici affiliati ad Umberto Luongo reggente del clan Mazzarella ed alcuni del clan rivale Troia che seminava il terrore tra pestaggi, omicidi e traffico di stupefacenti tra San Giovanni a Teduccio, Portici e San Giorgio a Cremano.

Fioriniello venne 'iniziata' al clan Mazzarella dal suo compagno Giovanni De Ponte, 34enne assuntore di sostanze stupefacenti che gestiva le piazze di spaccio per conto dell'organizzazione di Luongo. Le chiese un favore in nome dell'amore: nascondere droga ed armi a casa sua perché incensurata. Ma il piano di De Ponte fallì. I carabinieri di San Giorgio a Cremano rinvennero nell'abitazione di Fioriniello ad Ercolano 46 grammi di marijuana, 34 grammi di hashish, un bilancino di precisione, una pistola calibro 7,65 con matricola abrasa.

Fioriniello finì ai domiciliari e De Ponte al carcere di Poggioreale. Era l'aprile del 2016. Mariana Fioriniello cercò di allontanarsi da quel mondo rifuggiandosi a Castel Volturno. Un cambio di vita non reso possibile dalle fitte maglie del clan e da un amore malato per De Ponte. La condotta tenuta in carcere e la coercizione di De Ponte hanno portato i giudici all'applicazione di una pena meno afflittiva per la donna vittima di un amore sbagliato. 

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