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Cronaca

Marche da bollo false, strade diverse per l'interrogatorio di marito e moglie avvocati

Bifulco si avvale della facoltà di non rispondere, la consorte Cerullo respinge le accuse. Fronte del silenzio anche per Martino

Strade diverse per i coniugi civilisti casertani esercitanti nel Foro di Santa Maria Capua Vetere; fronte del silenzio per il collega del Foro di Napoli Nord. È l'esito degli interrogatori di garanzia tenuti dinanzi al Giudice per le Indagini Preliminari Antonino Santoro del Tribunale di Napoli Nord da Angelo Bifulco, 41enne casertano che si è avvalso della facoltà di non rispondere, sua moglie e collega Simona Cerullo, 36enne casertana, che ha riposto al gip respingendo tutte le accuse - entrambi difesi dagli avvocati Ferdinando Letizia e Pasquale Diana - e dal legale Mario Martino, 30enne casertano, difeso dall'avvocato Alfonso Quarto.

I tre legali sono stati coinvolti nella 'Operazione Rollers' dei carabinieri del Nucleo Anticontraffazione di Roma che ha portato all'iscrizione nel registro degli indagati di 25 persone oltre all'emissione di 15 misure cautelari personali emesse dal gip del Tribunale di Napoli Nord a carico di altrettanti soggetti dediti alla falsificazione e allo smercio di valori bollati contraffatti nelle province di Caserta, Salerno, Avellino, Napoli, Roma. Nell'alveo delle indagini dei militari particolare rilevanza è stata attribuita ai canali di smercio (ben sei) direttamente alimentati dal falsario Massimiliano Di Filippo.

Il canale diretto sul fronte casertano era costituito dalla coppia di avvocati civilisti Bifulco/Cerullo esercitanti nel Foro di Smcv colpiti dall'interdizione dell'attività forense per 12 mesi che a loro volta le fornivano all'avvocato Mario Martino  del Foro di Napoli Nord oltre al fatto di provvedere quest'ultimo in maniera autonoma all'acquisto dei falsi valori di bollo, colpito anch'egli dall'interdizione dell'attività forense per 6 mesi. Secondo la Procura di Napoli Nord le marche da bollo false venivano acquistate dai legali direttamente presso la tipografia del falso allestita da Massimiliano Di Filippo a Villa Literno che le utilizzavano presso gli uffici giudiziari civili e nel circondario di Santa Maria Capua Vetere e Napoli Nord.

In pratica i valori bollati falsi riprodotti dal falsario Di Filippo venivano posti dagli avvocati sull'atto di presentazione delle note di iscrizione a ruolo delle cause oppure venivano consegnati ai cancellieri preposti alla loro ricezione affinché li apponessero sulle note d'iscrizione a ruolo indotti così in errore ritenendo che tali valori fossero veri ed in tal modo gli atti su cui venivano apposti tali valori erano ritenuti dai pubblici ufficiali in regola. Ne attestavano così il deposito presso le cancellerie preposte con conseguente attribuzione  alle note d'iscrizione il valore di atti pubblici fidefacenti. Un escamotage che permise ai tre legali casertani di procurarsi un ingiusto profitto ai danni dello Stato pari a circa 7000 euro.

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