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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

La nuova mappa della camorra casertana: "Casalesi forti grazie al condizionamento della politica"

In Terra di Lavoro continua la strategia delle 'pistole silenti'. Il controllo mantenuto con le intese con gli amministratori pubblici e gli imprenditori collusi. Ecco lo scenario fotografato dalla Dia

Un “forte radicamento” che collegato ad una “operatività” ancora importante consente al cartello del clan dei Casalesi di controllare ancora nuova parte del territorio della provincia di Caserta. E’ la fotografia “scattata” dalla relazione semestrale della Dia, resa nota oggi, e che fa riferimento al periodo gennaio-giugno 2020, nel cuore della pandemia da Covid. Che sembra non aver scalfito la potenza delle organizzazioni criminali.

“Potere forte grazie alla capacità di condizionamento della realtà politica"

A dettare legge restano sempre i Casalesi, al cui vertice si collocano le famiglie Schiavone, Zagaria e Bidognetti che cercano di preservare “il controllo del territorio facendo ricorso a sempre nuove modalità di azione per la gestione delle tipiche attività illecite (estorsioni, usura, traffico di stupefacenti, gioco e scommesse illegali)”. E’ indubbio, si legge, “come, nel corso degli ultimi tre decenni e nonostante la sferzante azione di contrasto, la compagine camorristica casalese abbia potuto gestire un notevole potere economico grazie alla capacità di condizionamento della realtà politica locale che ha consentito di drenare ingenti risorse dall’economia legale riuscendo ad infiltrare appalti, commesse e ottenendo incarichi pubblici funzionali agli affari criminali. Si tratta di un circolo vizioso che consente di accrescere il potere delinquenziale e che agisce secondo schemi perfettamente collaudati. Tra di essi, immancabile nelle inchieste più complesse degli ultimi anni, quello che vede centrale il ruolo di imprese colluse disposte a offrire impiego fidelizzando così un folto numero di sodali, i quali costituiranno, a loro volta, quel bacino di voti utile per far eleggere amministratori piegati agli interessi dei sodalizi mafiosi. Questi ultimi restituiranno il favore ricevuto attraverso il conferimento di nuovi appalti in un circuito illegale che si perpetua in danno dell’imprenditoria virtuosa”. Diverse indagini hanno fatto emergere come, in determinate realtà, l’esponente politico sia, in realtà, in una posizione di subordinazione solo apparente nei confronti della organizzazione criminale in quanto il rapporto instaurato con la consorteria camorristica spesso si fonda su reciproci interessi e su un perfetto piano paritetico.

Il clan dei Casalesi “stabile” grazie all’area grigia

Il cartello dei Casalesi, nel tempo colpito da numerose inchieste giudiziarie e da collaborazioni eccellenti con la giustizia (non ultimo Nicola Schiavone, figlio del capoclan Francesco detto Sandokan), “evidenzia tuttora una rete di relazioni con altre organizzazioni criminali, anche al di fuori del contesto provinciale e regionale, che hanno contribuito a rafforzarne il potere malavitoso. Appare chiaro come la disgregazione delle strutture interne e l’assenza fisica dal territorio dei boss storici (molti dei quali detenuti da lunghi anni in regime differenziato) non abbia affatto dato luogo a forme di instabilità e conflittualità tipiche, invece, della camorra partenopea. Tale situazione ha, diversamente, orientato la consorteria verso nuovi assetti organizzativi più stabili e fondati su un consolidamento delle relazioni con quell’area grigia della Pubblica Amministrazione, imprenditoria e professionisti ricordata. L’assenza di omicidi è ormai un elemento distintivo del clan dei Casalesi che perdura trattandosi di una precisa scelta strategica di mimetizzazione nel tessuto sociale e produttivo”.

La famiglia Schiavone: la reggere al sodale libero più autorevole

Tra le varie componenti del cartello dei Casalesi il clan Schiavone “continua a detenere la primazia nei territori di influenza  attraverso una struttura unitaria che affida la reggenza al sodale libero più autorevole e si basa sulla fedeltà degli altri gruppi federati”. In seno a questi “figura la famiglia Russo (definita in atti giudiziari come “ala gemellata” agli Schiavone) i sodali Panaro, Corivno, Bianco, Cacciapuoti, originari di Casal di Principe, e il gruppo Caterino, Diana, Martinelli che costituisce la costola sanciprianese del clan”. Per quanto attiene ai settori illeciti, oltre a quelli tradizionali, è confermato l’interesse del clan Schiavone per il gioco e le scommesse mediante complessi meccanismi di interposizione fittizia nell’intera filiera. Sempre più frequente, inoltre, si rileva il ricorso al traffico e alla vendita di sostanze stupefacenti, campo che nel passato, nella visuale strategica casalese, era solo episodicamente contemplato. L’interesse del clan nella gestione degli appalti pubblici è un dato acquisito grazie alle numerose indagini che si sono succedute negli anni. Permane alto l’interesse dei Casalesi verso l’agroalimentare che costituisce un importante segmento produttivo e una primaria fonte di reddito e di investimento. L’infiltrazione della criminalità organizzata nei vari passaggi delle merci, dal produttore al consumatore, è una delle principali cause della lievitazione dei prezzi e delle speculazioni. Al fine di trarre il maggior lucro dal settore, le organizzazioni criminali preferiscono agire non in concorrenza ma facendo cartello, così determinando un’alterazione del mercato tale da originare una sorta di monopolio

relazione dia provincia caserta mappa 2020-2

La famiglia Bidognetti e le nuove leve

Passando al clan Bidognetti, questo ha mantenuto la sua influenza nei comuni di Parete, Lusciano, Casal di Principe, Villa Literno, sul litorale domitio e in altre aree della provincia casertana. Sebbene abbia registrato al suo interno defezioni per scelte collaborative (Raffaele Bidognetti, figlio del boss) che hanno consentito alle Forze di polizia e alla Magistratura di intaccarne pesantemente gli organici, il sodalizio conserva la sua operatività grazie anche al sostegno economico e militare delle famiglie napoletane Mallardo e Licciardi. A fronte di tali accordi si sono affermati nel territorio nuovi personaggi che hanno proseguito la gestione delle attività criminali del clan Bidognetti operando nell’alveo della cd. “Nuova gerarchia del clan dei Casalesi”, appellativo con il quale si presentavano alle vittime delle estorsioni, ed i cui introiti confluivano anche nelle casse del clan Bidonetti.

Con gli Zagaria il clan si fa impresa

Tra i sodalizi al vertice del clan dei Casalesi, il gruppo Zagaria di Casapesenna è quello che meglio rappresenta il cosiddetto “clan impresa”, essendo in grado di occupare, quasi in regime di monopolio, interi settori economici. Nel corso degli anni, infatti, “diversi provvedimenti cautelari hanno stigmatizzato vicende che hanno ben definito la connotazione imprenditoriale della famiglia Zagaria la quale ha mantenuto il suo potere criminale non solo attraverso l’apporto di fedeli affiliati e di imprenditori asserviti al clan, ma soprattutto riconoscendo un ruolo importante alle mogli e alle sorelle dei propri esponenti di vertice alle quali è stata affidata la gestione degli ingenti capitali accumulati dal sodalizio” si legge nella relazione. Anche gli Zagaria mantengono uno spiccato interesse verso la filiera dell’agroalimentare soprattutto nei settori della produzione del latte e dell’allevamento.

I Belforte a Marcianise ed i gruppi satelliti

Oltre al complesso alveo criminale casalese, il clan Belforte rappresenta una delle realtà camorristiche più radicate da anni e attive nel territorio di Marcianise, nel capoluogo, nonché attraverso gruppi satellite nei Comuni di San Nicola la Strada, San Marco Evangelista, Casagiove, Recale, Macerata Campania, San Prisco, Maddaloni e San Felice a Cancello. Per circa un ventennio, i Belforte si sono violentemente contrapposti ai marcianisani del clan Piccolo-Letizia-Quaqquaroni, con i quali, invece oggi, sono stati accertati accordi finalizzati alla gestione del traffico di stupefacenti e alla silente infiltrazione del tessuto imprenditoriale locale. “Al pari del cartello dei Casalesi - si legge nella relazione - anche il clan Belforte si avvale del supporto di imprenditori totalmente asserviti alle logiche criminali fino a diventare una componente essenziale per l’aggiudicazione di appalti e per il controllo di interi settori economici come nel campo dell’edilizia”. Accanto ai Belforte si evidenzia anche l’operatività di piccoli gruppi a struttura familiare quali i clan: Menditti presente a Recale e a San Prisco; Bifone attivo a Macerata Campania, Portico di Caserta, Casapulla, Curti, Casagiove e San Prisco. Nel comprensorio di San Felice a Cancello, Santa Maria a Vico e Arienzo è operativo un gruppo che costituisce una derivazione della famiglia Massaro. Negli ultimi anni nel Comune di Maddaloni c’è stato invece un “sensibile aumento dei reati estorsivi e di quelli relativi alla detenzione e allo spaccio di sostanze stupefacenti”.

I Del Gaudio a Santa Maria Capua Vetere, i Ligato nell’agro caleno

A Santa Maria Capua Vetere sono presenti il gruppo Del Gaudio-Bellagiò (per lo più dedito alla vendita di stupefacenti) e l’antagonista Fava, significativamente indebolito dalla scelta di collaborare con la giustizia intrapresa da affiliati di spicco. Nell’area dei Comuni di Pignataro Maggiore, Vitulazio e Sparanise permane l’incidenza del clan Ligato che, “grazie all’intraprendenza criminale delle nuove generazioni, si è recentemente contraddistinto per una rinnovata operatività nel settore delle estorsioni". Legato ai Lubrano da vincoli familiari, il sodalizio ha sempre mantenuto una posizione controversa col clan dei Casalesi, tanto che, in alcuni casi, ci sono state anche situazioni conflittuali, soprattutto con la famiglia Schiavone. Nel contesto di Sparanise, Calvi Risorta e Teano è attiva, attraverso propri referenti, la famiglia Papa, storicamente federata con i Casalesi.

A Mondragone gli amici di Bidognetti

A Mondragone permane la presenza criminale del cartello Gagliardi, Fragnoli, Pagliuca(eredi del clan La Torre), vicino alla famiglia Bidognetti e attivo nel traffico di sostanze stupefacenti e nelle estorsioni, nonostante le ultime operazioni di polizia ne abbiano ulteriormente indebolito gli assetti. “La recente scarcerazione di un esponente di vertice dei La Torre potrebbe dare maggiore impulso alla ricostituzione del sodalizio” si legge nella relazione della Dia. Nei comuni di Sessa Aurunca, Cellole, Carinola, Falciano del Massico e Roccamonfina continua l’azione di contrasto nei confronti del clan Esposito, detto dei ‘Muzzuni’, la cui erosione operativa ha determinato la conseguente emersione di piccoli gruppi, molto eterogenei, dediti principalmente al traffico ed allo spaccio di stupefacenti e alle estorsioni, in posizione autonoma rispetto al sodalizio.

A Castel Volturno coesistono camorra e criminalità nigeriana e ghanese

L’area di Castel Volturno, fortemente contaminata dalla presenza del clan Bidognetti, significativamente indebolito nella sua componente militare dai numerosi arresti subiti, è ormai considerata, da decenni, l’espressione della coesistenza tra organizzazioni camorristiche e criminalità nigeriana/ghanese, diventando punto di riferimento dei traffici internazionali di droga e della massiva gestione della prostituzione su strada. “Questi sodalizi stranieri - si legge - hanno acquisito il controllo di alcuni tratti del litorale domitio operando in diversi settori quali il traffico di stupefacenti, lo sfruttamento della prostituzione, il favoreggiamento della immigrazione clandestina e la tratta di esseri umani. Anche la criminalità albanese ha del resto acquisito una posizione di primo piano nel panorama casertano. Sono state rilevate alleanze strategiche e funzionali con esponenti della criminalità organizzata nostrana, come per il traffico delle sostanze stupefacenti, facendo ipotizzare future tendenze evolutive. Si rileva, inoltre, la presenza di bande provenienti dall’est europeo, attive nei settori dello sfruttamento della prostituzione, delle rapine e delle estorsioni con il sistema del cd. cavallo di ritorno”.

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