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Cronaca

"La sentenza ha ucciso Mario la seconda volta"

La mamma del piccolo di 4 anni parla a Casertanews dopo l'assoluzione dei medici

"Il cinque luglio del 2013 c’è stato il funerale al mio bambino ed esattamente 5 anni dopo, la sentenza me lo ha di nuovo seppellito". Sono queste le parole, rilasciate a Casertanews, di Carolina Di Nardo, la madre del piccolo Mario Palla morto a 4 anni in seguito ad un'operazione alle tonsille svolta alla Villa del Sole di Caserta. Ieri c'è stata la sentenza con l'assoluzione per i medici Donato Negro, di Capodrise, e Nicola Mirra, di Santa Maria Capua Vetere. Ma lei non ci sta.

Signora Di Nardo ieri c'è stata la sentenza con l'assoluzione per i due medici. Cosa pensa?

"E' una sentenza non giusta a mio avviso. Come mamma ho fatto tutto il possibile esponendo ai medici le mie preoccupazioni dopo l'operazione. Venni additata come ansiosa e pesante. Adesso attendiamo le motivazioni della sentenza e presenteremo appello. Non avrò pace finchè non verrà fatta chiarezza e giustizia".

Facciamo un passo indietro. Torniamo all'operazione del piccolo Mario. Cosa è accaduto? 

"Mario venne operato il 27 giugno 2013. Già dopo l'operazione vedevo che non stava bene a differenza degli altri bambini che avevano subito lo stesso intervento. La sera loro mangiarono. Prosciutto cotto e fagiolini, lo ricordo ancora. Mario non volle mangiare. Non reagiva a nulla. Fu davvero una frustrazione vederlo così".

Poi cosa accadde?

"Di notte ebbe la febbre molto alta. Allertai le infermiere tutta la notte e misurai io stessa la temperatura a Mario. Aveva tra i 38 ed i 40 e gli faceva male l'orecchio. Nonostante ciò il giorno dopo venne dimesso. Era un venerdì. Avviasai anche i medici della situazione ma venne dimesso lo stesso. Non fu visitato, anche perchè non poteva aprire la bocca. Venne controllato in maniera superficiale e mandato a casa".

Una volta a casa come proseguì?

"Continuava a stare male. Non reagiva a nulla e non voleva mangiare. Mario era un bambino molto vivace ed anche quando aveva la febbre non si abbateva di solito. Così mi decisi a chiamare il dottor Negro che avrebbe dovuto visitarlo la settimana successiva".

Cosa le disse il medico?

"Mi anticipò la visita al lunedì. Mi disse che ero ansiosa e pesante mentre le mie erano solo le legittime preoccupazioni di una mamma per il proprio figlio. Mi disse che se saremmo andati in ospedale loro non si sarebbero assunti più nessuna responsabilità. In questi anni mi sono lacerata dal dubbio di aver commesso l’errore di non aver portato Mario in ospedale quando ho visto che non reagiva ai giochi e che non voleva mangiare. Ho il rimpianto di essermi fatta paralizzare dalle sue parole perché sono sicura che mio figlio si sarebbe salvato se lui non mi avesse impedito di andare nel vicino ospedale visto che lui non era disponibile a visitarlo. Non sento che è stato fatto tutto per salvarlo".

Poi passa il week end. Arriviamo a quel tragico lunedì ...

"Sì. Saremmo dovuti andare a visita intorno alle 11 ma Mario iniziò a sputare sangue verso le 7,40. Alle 8,20 è finito".

Poi c'è stato il processo. Cosa è successo in aula?

"Ho partecipato a tutte le udienze e sentito testimoni non dire la verità e contraddirsi. Addirittura sono spuntate cartelle cliniche dopo che tutto era stato sequestrato 5 anni fa. Poi mi ero rincuorata alle parole del pubblico ministero De Ponte che aveva chiesto la condanna per i medici. Ho pensato che c'era giustizia perché sono 5 anni che Mario è chiuso in un muro e nessuno ha pagato per questo e a me non sta bene".

Ieri poi c'è stata la sentenza di assoluzione. Quali sono state le sue sensazioni?

"Ieri erano trascorsi 5 anni dai funerali. Ho rivissuto quel giorno, la sofferenza di Mario ed il dolore per la sua scomparsa. Esattamente 5 anni dopo la sentenza me lo ha di nuovo seppellito".  

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