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Cronaca Aversa

"E' gravemente malato", esattore del clan può tornare libero

La Cassazione ha accolto il ricorso di Coppola: "Carcere incompatibile con condizione di salute"

Ha bisogno di cure in ospedale. Per questo la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso presentato contro la detenzione carceraria da parte di Luigi Coppola, 36enne di Aversa, ristretto per estorsione aggravata dal metodo mafioso.

Coppola si è rivolto alla Suprema Corte dopo che il Tribunale di Napoli aveva rigettato l'istanza di rinvio dell'esecuzione della pena e quella di applicazione degli arresti domiciliari in quanto affetto da una malattia rara. Per i giudici partenopei la acromegalia - consistente nell'ipertrofia di faccia ed articolazioni dovuta ad una disfunzione dell'ipofisi - non sarebbe stata incompatibile con il regime carcerario.

Ma per la Cassazione i giudici partenopei non avrebbero motivato in maniera sufficiente tale decisione. "L'esistente necessità di costanti contatti con i presidi sanitari territoriali, affermata in relazione a Coppola, se non determina una situazione di automatica incompatibilità con la detenzione intramurale - scrivono i giudici della Suprema Corte - non rappresenta neppure un indice di per sé idoneo ad escluderla, se non accompagnata dalla rassicurante constatazione della possibilità di attivare tali interventi esterni e dalla verifica della loro concreta adeguatezza".

Per questo il ricorso è stato accolto con il rinvio degli atti al Tribunale di Sorveglianza per un nuovo esame.

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