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Cronaca

La mafia nigeriana controlla anche i mendicanti fuori ai supermercati

E' quanto emerge dall'inchiesta della Squadra Mobile che ha portato a 32 arresti. Chi non sottostava alle regole delle 'confraternite' veniva punito. "A quello gli stacco l'orecchio..."

Non solo il racket della prostituzione, le bande di nigeriani che sono finite nella rete della Squadra Mobile gestivano anche quello dei mendicanti fuori ai supermercati. E’ quanto emerge dall’indagine che a portato a 32 arresti in tutta Italia (alcuni anche in provincia di Caserta) di adepti dia due confraternite che erano diventate uno 'Stato dentro lo Stato', fatto di proprie regole e totalmente incurante delle leggi, ma anche di molte basilari norme di convivenza civile. Una delle due confraternite si è vantata di una fitta presenza sul territorio italiano, diviso, secondo le parole dei protagonisti intercettate dagli inquirenti, in '13 nest' (cellule operative). 

Anche il ritualismo di iniziazione (il battesimo) nella mafia nigeriana è stato descritto dalle parole degli associati, ad esempio, con particolare drammaticità, il momento in cui un candidato non superava la prova di forza prevista:"… stava succedendo questo H.F. ha cominciato ad avere i dubbi e forse non ce la fa a superare questo fatto, ha cominciato a sanguinare, H.F. ha cominciato a piangere, ha cominciato a fare cose strane, da lì tu hai detto che tipo di persona hanno portato, sta piangendo …  tu hai detto che il ragazzo deve andare via, che loro devono dire al ragazzo che deve andare via …", si legge in un'altra intercettazione.   

Ed ancora, carico di soggezione si è dimostrato il rapporto tra i mendicanti ed i capi delle organizzazioni che pretendevano da loro la tangente sui ricavi delle elemosine davanti ai supermercati; i poveri mendicanti chiamavano 'Signori' i loro estorsori. Ma l'elemento più caratterizzante della metodologia mafiosa è rappresentato dal potere sanzionatorio, che impone una punizione o una rappresaglia (drill) a chi non si adegua alle regole dell'associazione, cioè non ne entra a far parte quando richiesto, non si impegna a pagare la periodica retta di appartenenza, non si prostituisce e, in generale, non rispetta le direttive dei capi: "… mi ha detto che il suo ID si è lamentato perché se non si riusciva a fare 'drill' a Ifa nel campo tu dovevi farglielo sapere ... perché Ifa ogni domenica viene in città ... e lui  può dare ordine di far prendere Ifa ... può parlare di questo fatto.. e fare 'drill' a lui ...." - "… questa notte gli taglierò le orecchie a quel 'Junior' ... si comporta male ... gli farò 'drill' ... tu non preoccuparti ... sappiamo quello che gli faremo …". 

Gli arresti giungono al termine di circa due anni di laboriose indagini (2016-2018) in cui gli investigatori della Sezione Contrasto al Crimine Extracomunitario e Prostituzione hanno faticosamente ricostruito la rete di rapporti tra numerosi cittadini nigeriani di stanza a Bari e provincia, sia dentro che fuori dal Cara (centro accoglienza richiedenti asilo), spesso in posizione irregolare sul territorio nazionale. Fino a quel momento, infatti, soltanto nell'anno 2013, a Bari, è stata operativa una cellula dei 'Black Axe', anche se, al di là di sporadiche risse e scontri tra bande, non è mai stata documentata una attività di tipo associativo, con caratteristiche organizzativo-comportamentali tali da determinare la sua mafiosità.

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